¿De esta unidat lingüística entre catalá y provensal no diuen res la ASCUMA, Ignacio Sorolla Amela (Vidal), franja morta, IEC, AVL, tv3%, à punt, ib3, etc ?
Pregunteutos per qué.
Nicolás M. Serrano; Diccionario universal de la lengua castellana, 1878.
"... la lengua catalana y la provenzal no son dos lenguas distintas, sino una sola, basta leer las poesías de los antiguos poetas provenzales..."
"... la lengua catalana y la provenzal no son dos lenguas distintas, sino una sola, basta leer las poesías de los antiguos poetas provenzales..."
Ver la Crusca Provenzale de un catalán, Antonio Bastero.
"che noi Catalani non abbiamo alcuna Gramatica, o Dizionario di questa Lingua, spiegata nel nostro Volgare; ma in questa materia, vaglia il vero, confesso, che siamo stati troppo trascurati, imperciocchè (quel che è peggio) nè pure abbiamo alcuna sorte di libri, o Autori, che per via di regole gramaticali, o altramenti ci ' nsegnino a ben parlare la nostra propia, e naturale, se non se ' l Donatus Provincialis, o chiunque sotto tal nome, e titolo, alludendo a quel Donato, ch' alla prim' arte degnò poner mano scrisse la breve, ed antica Gramatica Provenzale, o Catalana, ch' è tutt' uno, che manoscritta si conserva nella Libreria Medicea Laurenziana, e in Santa Maria del Fiore di Firenze, della quale fanno menzione, e si vagliono della sua autorità i primi Letterati d' Italia"
"IV. E riflettendo, che la Lingua Provenzale, è la stessa appunto, che la mia materna Catalana, come attestano parecchi Autori (11); e può conoscere ognuno, confrontando le parole, le maniere, i modi di dire, e lo stile delle nostre antiche Costituzioni di Catalogna, esistenti nella Biblioteca Barberina, cogli antichi Statuti di Provenza, che si trovano nella Libreria Casanattense; e come anche più agevolmente riconoscerà il Lettore dalla lettera, che per questo effetto ho estratta dalla Storia, e Cronica di Provenza di Cesare di Nostradama (12: Part. 6. fogl. 606. e 626.), scritta da Renato d' Angiò Re di Napoli il decimosesto, e Conte di Provenza il ventunesimo nell' anno 1468. en son bon, & franc Catalan Provenzal, come dice l' istesso Nostradama (13: Nel luogo citat. car. 626.), a Giovanni d' Angiò intitolato Duca di Calavria suo figlio primogenito, e Generale dell' Armata Franzese, e Provenzale, che allora si trovava ne' confini di Catalogna; (benchè nel detto anno, anzi ventisei anni prima, fosse già il suddetto Conte scaduto dalla Reggia di Napoli, avendo prevaluto il partito, e il valore delle armi de i Catalani, e degli Aragonesi contro degli Angioini, ed essendo in essa rimasto trionfante, e coronato sino dal 1442. il Re Alfonso il II (N. E: V), d' Aragona, e il I. di Napoli (14 - Scipione Mazzella nel suo Catalogo de' Re di Napoli, Angioini, Aragonesi, Castigliani, ed Austriaci. -, cognominato il Magnanimo) la qual lettera ho qui trascritta con la medesima ortografia, che nella predetta Istoria si legge del seguente tenore; Illustrissimo, e carissimo Duch, primogenit, Governador, e Loctenent general nostre: Nos com saben (sabeu) en los dies passats avens consideratiò als bons servicis, e merits del noble, e amat conseiller nostre Mossen Barthomeu Gary, l' y donam perpetualment en feu honorat segon costum de Cathalunia, per à el, e à sos fils emperò mascles de legitim matrimoni procreadòs lo Viscomtat de Bas, que ez prop las montanyas de Ampurdà, e certs castels, e altres coses que tenia en las parts de Ozona Joan de Cabrera, à nos inobedient, e rebelle, segon aquestes, e altres coses largament poreu veure en unas lettras patens à vous, e à altres dressades lou dia present dades. "
"VI. E riflettendo inoltre, che la Contea di Catalogna, ha dato più tosto questa nostra lingua alla Provenza, che da essa Provenza ricevutala, siccome l' ha donata a i Regni di Valenza, Majorca, Minorca, Sardigna (16), Murzia (17), ed altri (18): Si perchè i nostri Conti di Barzellona furono per lungo tempo sovrani del Contado di Provenza (19), sotto ' l comando de' quali cominciarono in essa Contea a fiorire i Poeti (20), e nel medesimo tempo, quei popoli, colla pratica, e soggiorno della Corte Catalana pulirono il lor dialetto, e di nobili, e cortigiani abbigliamenti a uso di Barcellona, il resero molto vago, e dovizioso (21); ed all' incontro finita in quella Contea la descendenza de l' alta stirpe d' Aragone antica, ovvero de' Serenissimi Conti Catalani, per morte del quinto, ed ultimo Ramondo Beringhieri, e succeduti ad essi gli Angioini, cominciò a declinare in quelle parti la poesia (22); anzi la stessa lingua, estinto che fu in Provenza il Real sangue di Catalogna, e sottratto per così dire, il latte, che la nutriva, venne a poco a poco mancando, e dileguandosi da quelle Contrade, come affermano Filippo, e Jacopo Giunti (23). E come anche per l' autorità del sopra nominato Cesare di Nostradama, il quale parlando nella sua citata Istoria di Provenza (24: Part. 5. fogl. 540.), della carica di Veguer (cioè Bargello) della Città di Marsiglia, la qual carica, come egli dice, se souloit donner par grand honneur à des plus êlevez Gentilommes & mieux qualifiez du païs, che così pure si praticava in Barcellona mia Patria, e nell' altre Città del Principato negli andati secoli; dopo aver addotta la formula del giuramento, che in Lingua Provenzale, o vero Catalana prestava esso Veguer nel suo nuovo ingresso in detto posto, in presenza de i Consoli della Città costringendolo ad osservare gli antichi loro statuti, e privilegi, la qual formula trascrive à fin qu' on voye (dice egli) avec quelles protestations, & ceremonies ils estoient anciennement receus en cête charge, soggiunge immediatamente queste parole:"
Serments de 842:
"IV. E riflettendo, che la Lingua Provenzale, è la stessa appunto, che la mia materna Catalana, come attestano parecchi Autori (11); e può conoscere ognuno, confrontando le parole, le maniere, i modi di dire, e lo stile delle nostre antiche Costituzioni di Catalogna, esistenti nella Biblioteca Barberina, cogli antichi Statuti di Provenza, che si trovano nella Libreria Casanattense; e come anche più agevolmente riconoscerà il Lettore dalla lettera, che per questo effetto ho estratta dalla Storia, e Cronica di Provenza di Cesare di Nostradama (12: Part. 6. fogl. 606. e 626.), scritta da Renato d' Angiò Re di Napoli il decimosesto, e Conte di Provenza il ventunesimo nell' anno 1468. en son bon, & franc Catalan Provenzal, come dice l' istesso Nostradama (13: Nel luogo citat. car. 626.), a Giovanni d' Angiò intitolato Duca di Calavria suo figlio primogenito, e Generale dell' Armata Franzese, e Provenzale, che allora si trovava ne' confini di Catalogna; (benchè nel detto anno, anzi ventisei anni prima, fosse già il suddetto Conte scaduto dalla Reggia di Napoli, avendo prevaluto il partito, e il valore delle armi de i Catalani, e degli Aragonesi contro degli Angioini, ed essendo in essa rimasto trionfante, e coronato sino dal 1442. il Re Alfonso il II (N. E: V), d' Aragona, e il I. di Napoli (14 - Scipione Mazzella nel suo Catalogo de' Re di Napoli, Angioini, Aragonesi, Castigliani, ed Austriaci. -, cognominato il Magnanimo) la qual lettera ho qui trascritta con la medesima ortografia, che nella predetta Istoria si legge del seguente tenore; Illustrissimo, e carissimo Duch, primogenit, Governador, e Loctenent general nostre: Nos com saben (sabeu) en los dies passats avens consideratiò als bons servicis, e merits del noble, e amat conseiller nostre Mossen Barthomeu Gary, l' y donam perpetualment en feu honorat segon costum de Cathalunia, per à el, e à sos fils emperò mascles de legitim matrimoni procreadòs lo Viscomtat de Bas, que ez prop las montanyas de Ampurdà, e certs castels, e altres coses que tenia en las parts de Ozona Joan de Cabrera, à nos inobedient, e rebelle, segon aquestes, e altres coses largament poreu veure en unas lettras patens à vous, e à altres dressades lou dia present dades. "
"VI. E riflettendo inoltre, che la Contea di Catalogna, ha dato più tosto questa nostra lingua alla Provenza, che da essa Provenza ricevutala, siccome l' ha donata a i Regni di Valenza, Majorca, Minorca, Sardigna (16), Murzia (17), ed altri (18): Si perchè i nostri Conti di Barzellona furono per lungo tempo sovrani del Contado di Provenza (19), sotto ' l comando de' quali cominciarono in essa Contea a fiorire i Poeti (20), e nel medesimo tempo, quei popoli, colla pratica, e soggiorno della Corte Catalana pulirono il lor dialetto, e di nobili, e cortigiani abbigliamenti a uso di Barcellona, il resero molto vago, e dovizioso (21); ed all' incontro finita in quella Contea la descendenza de l' alta stirpe d' Aragone antica, ovvero de' Serenissimi Conti Catalani, per morte del quinto, ed ultimo Ramondo Beringhieri, e succeduti ad essi gli Angioini, cominciò a declinare in quelle parti la poesia (22); anzi la stessa lingua, estinto che fu in Provenza il Real sangue di Catalogna, e sottratto per così dire, il latte, che la nutriva, venne a poco a poco mancando, e dileguandosi da quelle Contrade, come affermano Filippo, e Jacopo Giunti (23). E come anche per l' autorità del sopra nominato Cesare di Nostradama, il quale parlando nella sua citata Istoria di Provenza (24: Part. 5. fogl. 540.), della carica di Veguer (cioè Bargello) della Città di Marsiglia, la qual carica, come egli dice, se souloit donner par grand honneur à des plus êlevez Gentilommes & mieux qualifiez du païs, che così pure si praticava in Barcellona mia Patria, e nell' altre Città del Principato negli andati secoli; dopo aver addotta la formula del giuramento, che in Lingua Provenzale, o vero Catalana prestava esso Veguer nel suo nuovo ingresso in detto posto, in presenza de i Consoli della Città costringendolo ad osservare gli antichi loro statuti, e privilegi, la qual formula trascrive à fin qu' on voye (dice egli) avec quelles protestations, & ceremonies ils estoient anciennement receus en cête charge, soggiunge immediatamente queste parole:"
Serments de 842:
Llibre de Bernardino Gómez Miedes sobre lo Rey Iayme I:
Por
tanto me pareció no era justo que tales y tan señalados hechos, que
hasta aquí la historia escrita por el mismo Rey, y por los de su
tiempo tenían como encerrados debajo su corta lengua Lemosina,
dejasen de comunicarse a las gentes, y por ser las dos más
extendidas y comunicables lenguas la Latina y Castellana escribirlos
en ellas.
/
nuestra Señora del
Puig (que en lengua Lemosina quiere decir "monte pequeño",)
//
..a causa de la
invención de la sábana que puso por pendón, que en lengua Lemosina
se llama llansol, fue de allí adelante llamado el caballero del
Llansol..
//
hallado en la
conquista del Reyno, y entrada de la ciudad, se tuvieron por muy
agraviados de que los fueros y leyes de Valencia se escribiesen en
lengua Catalana, o Limosina, tan obscura y grosera que fuera harto
mejor en la Latina, o al menos Aragonesa.
//
Y por ser el Rey, no
sólo fundador de la ciudad, pero de sus leyes y fueros, quiso que se escribiesen en su propria lengua materna, que fue la Limosina,como se hablaba en Cataluña. La cual tuvo su origen en la ciudad de
Limoges en Francia, y era común para toda la Guiayna:
//
A
los cuales pareció entre otras cosas, que era necesario para tomar
esta guerra de propósito enviar por un muy grande instrumento de
guerra, como Trabuco, que estaba en Huesca, al cual llama el Rey en
su historia Foneuol, (fonévol) vocablo catalan Limosin, que quiere decir honda, o
ballestera para tirar piedras muy gruesas: semejante al que
antiguamente en tiempo de los Romanos, (como lo refiere Tito
Livio) usó el cónsul Marco Régulo en
África, yendo en la guerra contra los Carthagineses donde para
matar una grandísima y desemejada serpiente que estaba cerca de
donde asentara su Real, la cual no sólo cogía los hombres y vivos se los tragaba, pero aun con sólo el huelgo, o aliento los inficionaua
y se morían: usó pues de este instrumento y machina,
encarándola de lejos hacia donde la fiera estaba, y más se
descubría...
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