TAVOLA
DE I POETI PROVENZALI
DELLA ETÀ D' ORO,
Cioè dal principio del Secolo XI., o in quel torno a tutto 'l Secolo XV., citati per entro 'l Libro; e della qualità delle loro Opere, che si allegano.
Con alcune Notizie Istoriche intorno alle Vite di alcuni di essi Poeti, cavate da' MSS. Vaticani, Laurenziani, e altronde.
Disposti tutti per ordine d' Alfabeto.
Quelli, che vanno qui contrassegnati collo * asterisco, non sono stati annoverati, nè dal Nostradama nella sua Compilazione delle Vite de' Poeti Provenzali, nè dal Crescimbeni nella sua Giunta.
A.
ADALASIA, ovvero DONNA ADALAIDE DI PORCARAGA, detta Nazalais de Porcaragues, Gentildonna della Contrada di Monpelieri. Una Canzone MS. Vatic. nel Cod. segnato num. 3204.
ADIMARO IL NEGRO da Castello Vecchio d' Albi. Canzoni nel suddetto Codice.
ALBERTO AMIELLO Cavalier Guascone. Una Canzone nel predetto Codice.
ALBERTO CAILLA nativo d' Albeges, cioè d' Albenga. Serventesi. MS. Vatic. nel citato Cod. 3204.
ALBERTO MARCHESE, detto Albert Marquès, de' Marchesi Malespini di Lunigiana. Una Tenzone con Rambaldo. MS. Vatic. nel Cod. segnato num. 3205.
ALBERTO DI POGGIBOTTO Gentiluomo Limosino. Canzni, e un Serventese, MSS. Vatic. ne' Codici 3204., 3206., e 3207. L' ultime parole dell' Annot. II. Del Crescimbeni intorno alla Vita di questo Poeta, cioè: e la condusse in un precipizio, ove la fece morire, debbono dire: e la condusse in un Monistero, ove la fece riserrare, secondo il significato del testo Provenzale, cioè del Cod. Vat. 3204. a c. 64., che dice: e menala en una mongia on la fes rendre, il che si conferma da quel che narra il Nostradama nella Vita del medesimo Poeta.
ALBERTO DI SISTERONE. Canzoni, e Tenzoni. MSS. Vaticani. Nel Cod. 3204. a c. 148. vi è una Tenzone den Albert e del Monge, ch' io credo sia di questo Alberto di Sisterone col Monaco di Montaudone, nella quale si disputa: Quale delle Nazioni sia più d' apprezzare; la Catalana, o Francesca in verso di quà da Guascogna, e da Provenza; e la Limosina, Alvernese, e di Vianes di là dalla terra de i due Re: come apparisce dalla proposta, che per soddisfazione de' Lettori ho voluto quì inserire, mantenendo la medesima ortografia del testo.
Monges digatz segon vostra scienssa.
Cal valon mais. catalan. o frances.
Enver de sai gascoigna e proenssa.
Elimozin. alvergna. èvianes (N. E. e Vianes).
Ede lai part la terra dels dos reis.
E car sabetz de tots lur captenenssa.
Voill qem digatz en qals plus fins pretz es.
cioè:
Monaco, dite, secondo vostra scienza,
Quali vagliono più: Catalani, o Franzesi
E Limosini, Alvernesi, e Vianesi
Di là dalla terra de i due Re: (credo che intende del Re di Francia, e del Re d' Inghilterra)
E poichè di tutti conoscete la loro contenenza, (cioè contegno, attitudine, saldezza)
Voglio, che mi dite, quali sieno più pregiosi.
ALFONSO I. RE D' ARAGONA. (Alfonso II) Una Canzone; e una Tenzone con Giraldo di Bornello: MS. della Vaticana Cod. 3204. L' eruditissimo Crescimbeni rinvergò, che Alfonso I. liberò il Regno d' Aragona da' Saracini, come si cava (dice egli nella sua Giunta al Nostradama) dal Cod. 3204. della Vaticana a cart. 94. Il testo Vaticano nel citato fogl. dice così. Lo Reis d' Aragon aquel que trobet si ac nom Amfos, e fo lo premiers Reis que fo en Aragon fils den Ramon Berenguer, que fo Coms de Barsalona, que conquès lo Regisme de Ragon, e l' tolc a Sarazins & anet se coronar a Roma, e quant sen venia el morì en Poimon al Borc Sant Dalmas, e son fils fo l' Reis Anfos, que fo Paire del Rei Peire, lo cals fo Paire del Rei Jacme. Le quali parole suonano litteralmente in Toscano, ritenendo il Provenzalismo alla maniera di Gio. Villani, così: Il Re d' Aragona, quegli, che trovò (poetò) si ebbe nome Amfus, e fu il primiero Re, che fu in Aragona figliuolo di Don Ramondo Berlinghieri, che fu Conte di Barzellona, che conquistò il Reame di Raona, e 'l tolse a' Saracini, e se ne andò a incoronarsi a Roma, e quando se ne tornava egli morì in Piemonte al Borgo San Dalmassio; e suo figliuolo fu il Re Namfus, che fu Padre del Re Piero, il quale fu Padre del Re Giamo. - Onde quegli, che conquistò il Regno d' Aragona, e 'l tolse a' Saracini fu il suo Padre il Conte Ramondo Beringhieri il IV. ed ultimo di questo nome, siccome apparisce più chiaramente dal capo 17. delle Gesta Comitum Barcinonensium scripta circa annum 1190. à quodam Monacho Rivipullensi, date alla pubblica luce da Stefano Baluzio, continuator di Monsignor Pietro della Marca, cavate ex veteri Codice MS. ejusdem Monasterii Rivipullensis: Il che vien confermato da tutti i nostri Istorici, particolarmente da Pietro Tomic. nel cap. 35. della sua Cronica in questa guisa. Encara conquistà lo dit Princep, e Comte molts Castells, qui son de Tortosa fins a Zaragoça, e exalçà la fe Cristiana en sa terra, de CCC. Esglesias ec.
E murì en lo Burc de Sant Dalmau prop la Ciutat de Genova en Lombardia en l' any ec. Mil CLXII. en ydus de Agost. E da Piermichele Carbonello (Pere Miquel Carbonell) parimente nella sua Cronica a c. 53., ove parlando del medesimo Principe e Conte Don Ramondo dice, che en l' any M. cent cinquanta quatre conquistà Fraga, e Miravet ec. Apres conquistà Ciurana molt maravellosa força, e tota la muntanya, e molts d' altres Castells, qui son en la ribera d' Ebro; e finalment de Tortosa fins a Zaragoça, y exalçà lo Nom de Jesucrist per CCC. Esglesias ec. e morì en edat de L. anys en lo Burc, o Alberc de Sant Dalmau prop la Ciutat de Genova en Lombardia en l' any ec. Mil cent sexanta dos. E finalmente dall' Epitome della Genealogia de' Conti Barzellonesi posto in fronte del primo Volume delle Constituzioni di Catalogna esistenti nella Biblioteca Barberina, ove pure si narra, che Ramondo Beringhieri il IV. conquistà Almaria l' any 1147., Tortosa l' any 1148., e apres conquistà Fraga, Miravet, Miquinença, Alcanyìs, e Ciurana en l' any 1154. ec. E avent regit lo dit Comtat 33. anys morì en edat de 50. anys en lo Burc de Sant Dalmau prop la Ciutat de Gerona (leggi de Genova) en lo Mes d' Agost 1162.
Quella narrativa poi, cioè: Et anet se coronar a Roma, e quant sen venia el morì, che pure si legge a c. 166. del medesimo Codice della Vaticana nella ragione d' un Serventese di Beltramo del Bornio: Et anet penre corona a Roma, e quant sen tornava, e fon al Borc Sant Dalmas el morì, non so che fondamento abbia, stante che le nostre Croniche non ne fanno menzione alcuna, anzi tutti gli Autori contestano, che egli non volle mai prendere il titolo di Re d' Aragona, contuttochè amministrò, e governò quel Regno, come avvertì il suddetto Continuator della Marca Hispanica al lib.4. colonn. 496. Anno 1137. (scrive egli) pridie idus Augusti Raimundus Comes Barcinonensis in matrimonium accepit filiam Ranimiri Regis Aragonensis admodum pueram, cum totius Regni integritate, cujus curam, & administrationem abdicavit Ranimirus. Raimundus tamen titulum Regis non accepit, sed solo Principis Aragonensis, ut rectè observat Surita (Zurita), contentus fuit. Idipsum porrò antea observaverat Robertus de Monte ad annum 1159. - Siquidem ipse Comes, quamvis haberet Regnum Aragonum, & posset Rex fieri, si vellet, omninò recusavit Regnum. Il che più specificamente fu avvertito dal detto Tomic nel citato luogo, dove in questo modo ragiona: Lo qual matrimoni se complì ab certs capitols, que lo Comte en Ramon Berenguer de Barcelona demanà, e son aquests. Primerament, que lo Comte mentre visquès nos' diguès Rey d' Aragò, mas Princep d' Aragò; e quel' primer fill que eixiria se haguès a dir Rey de Aragò, e Comte de Barcelona. Lo segon capitol, que tostemps lo Rey de Aragò haguès a portar las armas del Comte, e tenir lo crit de Sant Jordi (nel volum. 2. alla voce Grido si spiegherà, che cosa sia lo crit de S. Jordi) sens contradicciò neguna. E los Aragonesos prestament ho acordaren, e demanaren en gracia al dit Comte, que tostemps quel' s Reys d' Aragò se trobassen en batalla, que Cavaller Aragonès haguès aportar la senyera (lo stendardo, la principale insegna, o bandiera) e al Comte plaguè molt. E axi s' complì lo dit matrimoni, e s' ajustà lo Reyalme ab lo Comtat de Barcelona (e s' unì il Reame d' Aragona alla Contea di Barzellona.)
Io però mi do a credere, che 'l sopra trascritto passo della Vaticana sia stato storpio, o mutilato malamente da' copisti di quei tempi, e che vi manchi alcuna cosa: Questa mia credenza la fundo nella Storia de' medesimi Re d' Aragona, imperciocchè, fra quelli tre nel suddetto passo menzionati, che sono Alfonso, Pietro, e Jacopo; quegli che veramente andò a Roma per farsi coronare si fu Pietro, che morì poi in una battaglia vicino a Tolosa, l' anno 1214, figlio primogenito di Alfonso; come si legge appieno, tra l' altre Istorie, nelle gloriosissime gesta d' Innocenzo Papa III. al cap. 120., e riferisce l' accennato Monaco di Ripolle nella sua Cronica in simil guisa. Petrus primogenitus Domini Ildefonsi praedicti habuit Regnum Aragoniae, & Comitatum Barchinonae ec. Apostolorum limina cum multis sumptibus, & comitatu nobili visitavit. Verum Innocentius Papa III. cernens in dicto Rege bonorum omnium complementum, eum in Ecclesia Sancti Pancratii unxit, & coronavit in Regem, con quel che segue.
Debbo poi dar notizia a' Lettori, che non solamente tra i Re d' Aragona poetò nel nostro Volgare questo Alfonso I., ma eziandio Pietro I., o il II., e il III. ancora, e Giovanni I. ed altri. Del Re Pietro, o sia il I., o il II, ne fa piena testimonianza il Consigliere Guglielmo Catel nella sua Storia di Linguadoca al lib. 3. cap. I. con queste parole. I' ay chez moy un grand Tome êcrit à la main de lettre fort antique, contenant les Poëmes de cent vint Poëtes qui ont êcrit en Langage Provençal, ou de ce Païs de Languedoc, depuis l' an 200. jusques en l' an 300., entre lesquels il y en a plusieurs qui se disent être de Tolose, comme Foulques Evêque de Tolose, Pierre Raimond, Pierre Vidal, Guillem Montagnol, Geraud d' Espagne, Guillem Aneliar, Pons Santoul, & Nat de Mons, tous Tolosains excepté l' Evêque de Tolose, qui êtoit de Marseille: outre ceux là il y a plusieurs d' autres Poëtes dans ce Tome, des environs de Tolose, comme de Carcassone, Narbone, Beziers, Cahors, S. Antonin: mêmes les Poëmes, ou Chansons de Pierre Roy d' Aragon, qui est appellé Mossen Peyre Rey d' Aragon, du Comte de Poictiers (Poitiers), appellé en langage de ce païs lo Coms de Peytieu, & du Visconte de S. Antonin, nommé lo Vescoms de S. Antonin, & de plusieurs autres grands Seigneurs. E del Re Pietro III. che nacque l' anno 1319., si convince da quel che egli medesimo lasciò scritto nella sua Cronica al lib. 4. cap. 9. in questa forma. “Segons que dessus es explicat, Nos exceptam de la dita remissiò certas personas nomenadas, de las quals teniam presas xx. ec. entre las quals hi hac un barber, qui havia nom Gonçalbo, lo qual, segons que demunt avem recitat, lo jorn ques' moguè lo avalot (tumulto, romore) en la dita Ciutat de Valencia, aquel vespre lo dit Gonçalbo ab CCCC. homens de sos secaces venc ballar ab trompas, e ab tabals al nostre Real; e volguessem, o no, haguem a ballar ab ells Nos, e la Reyna; e lo dit Gonzalbo mes se en mig de Nos, y de la Reyna, e dix aquesta Cançò:
Mal aja qui sen' yrà encara, ni encara.
Mal venga a chi sen' andrà ancora ancora.
E Nos diguemli, com haguem donada la sentencia: Vos nos digues l' altre jorn com vingues ballar al nostre Real tal Cançò, ço es: Mal aja qui sen' yrà encara, ni encara. A la qual Cançò lavors nou' s volguem respondre; mas ara responemvos:
E qui nou's rossegarà, susara, e susara. E a chi no vi strascinerà adesso adesso. E hacni alguns, qui aximateix foren rossegats, e penjats, e altres solament penjats.” E del Re Don Giovanni, e di altri ancora, si raccoglie dagli Annali Aragonesi di Girolamo Zurita nel lib. 10. cap. 42., e massimamente dalla Proclamazione Cattolica de' Catalani esistente nella Biblioteca Vaticana, colle seguenti parole al §. 5. Todos los Poemas, que componian assi los Señores Reyes de Aragon, como los cortesanos, eran en Catalan. Los Reyes de Aragon, y mas en particular el Rey Don Juan el I. hizieron tanta estimacion de la Poesia Catalana, que llamavan el Gay saber, o Sciencia gaya, que para alentar los Ingenios al trabajo con el premio, concedieron muchos privilegios a los que se esmeravan en esto, como consta en muchas provisiones reales.
(N. E. Ver qué escribe Geoffroi Rudel - Jaufre Rudel de Blaye)
AMERIGO DI BELVEDERE natio di Bordales d' un Castello appellato la Sparra. Canzoni, MSS. della Vaticana ne' Cod. 3204., 3205., ed in altri. Fiorì questo Poeta nel tempo che 'l Conte Ramondo Beringhieri fece fabbricare la Città di Barcellona nelle montagne di Provenza, oggi detta comunemente Barcellonetta, il che addivenne sul principio del secolo XIII.
AMERIGO DI PINGULANO Gentiluomo di Tolosa. Canzoni, ed una tra esse in lode del Re Federigo figliuolo di Errico Imperatore: Cobbole; Serventesi, ed altre sorte di Rime, particolarmente un Canto funebre in morte del Re Manfredo. MSS. Vatican. ne' Cod. 3204., e 3207.
AMERIGO DI SARLAC Perigordino, cioè di Perigordo, Provenzal. Peiregors, o Peregòs, Franz. Perigueux. Canzoni MSS. Vatic. ne' Cod. 3204., e 3205.
* ANSELMO DI AGUGLIONE, o vero ANSELMOTTO DELL' AGUGLIONE, detto Anselmot del Aguillon. Serventesi, MS. Vatic. nel Cod. 3205. Tra le Famiglie nobili, ed illustri di Catalogna, una si è questa cognominata degli Aguglioni, di cui fa menzione Pietro Tomic nel capo 39. della sua Cronica: ma però se questo Anselmot, sia o no dello stesso Casato, e per conseguenza, Catalano di Nazione, o di origine, io non lo posso affermare, perchè di lui non vi è Vita ne' Codici delle Rime Provenzali. Nel rimanente il nome Anselmot è accrescitivo di Anselm: così Guillelmot in vece di Guillem; Joanot in cambio di Joan; terminazioni in quei tempi gratissime. E quindi la desinenza in otto de' Toscani, come Castellotto, Grandotto, Signorotto, Giovanotto, Provenzal. Castellot, Segnorot, Grandot, Jovenot.
ANSELMO FAIDIT Limosino. Canzoni, e tra l' altre una per la ricuperazione di Terra Santa: Tenzoni; e Serventesi. MSS. Vatic. ne' Codici 3204. 3205. 3206. 3207., e 3208.
ARNALDO CATALANO, detto Arnau Catalans. Canzoni, e Canti spirituali. MS. Vatic. nel Cod. 3205.
ARNALDO DANIELLO. Canzoni; una Sestina, e un Serventese. MSS. Vat. ne' suddetti Codici. Fa onorata menzione di questo Poeta, Ausias March nel Cant. 55. d' Amore, ove dice:
Envers alguns açò miracle par,
Mas sin' s membram d' en Arnau Daniel,
E de aquels que la terra los es vel
Sabrem Amor vers nos que pot donar.
Appo alcuni ciò sembra maraviglia,
Ma se ci membreremo del Daniello,
E di quei, che la terra è loro velo,
Sapremo, Amor ver noi, quanto egli possa.
Il Petrarca, allorachè nel cap. 4. del Trionf. d' Amore nominò alcuni de' nostri Poeti, e
Fra tutti il primo Arnaldo Daniello, gli diede il titolo di
Gran Maestro d' Amor, ch' alla sua Terra
Ancor fa onor col dir polito, e bello.
Fu egli inventore della Sestina, come osservò il Bembo, e si vedrà appieno nel terzo Volume, sotto la voce Sestina.
ARNALDO DI MARAVIGLIA. Canzoni; e un Documento detto Enseignament. MSS. Vatic. Nel Documento, il quale si legge nel Cod. 3204. col titolo: Aquest es lenseignamens den Arnau ec. (questo è l' insegnamento di Don Arnaldo ec.) insegna, come si debba uno contenere in questo mondo, per acquistar pregio, e stima: e lo dedica al Re d' Aragona, in questa guisa:
Del segle mostrarai
Com si deu captener.
Qui vol bon pretz aver ec.
E per çò voill retraire
Al Rei cui es Lerida
Cui jois, e jovèns guida,
Primeirament mos ditz
Si com los ai escritz;
No per tal qeil sofraigna
Res, qu' a bon pretz s' ataigna,
Mas car es conoissenz,
E 'n tots faitz avinens
Li prec q' el esmend me,
Si eu mesprenc de re.
Mostrerò come nel secolo
Si debba contenere
Chi vuol buon prezzo avere ec.
E per ciò voglio ritrarre (dimostrare)
Al Re cui è Lerida (Città di Catalogna, Lat. Ilerda)
Cui gioi, e giovinezza guida,
Primieramente miei detti
Nel modo ch' io gli ho scritti;
Non già perchè egli abbia bisogno
Di nulla, che a buon prezzo appartenga;
Ma per ciò che è conoscente,
E in tutti fatti avvenente,
Il prego, che mi correga,
Se io alcuna cosa misprendo (riprendo).
ARNALDO PLAGE, detto Narnaut (cioè Don Arnaldo) Plages. Una Canzone a Donna Filippa, MS. Vatic. nel Cod. 3205.
ARNALDO DI TINTIGNACCO, detto Arnaut de Tintignac. Una canzone, MS. della Libreria Vatic. nel Cod. 3204.
* AUSIAS MARCH Catalano d' origine, natio della Città di Valenza. Le sue Poesie, stampate, esistenti nella Libreria Casanattense, e in quella della Sapienza. Innamoratosi egli d' una gentildonna Valenziana chiamata Donna Teresa Bou, molte Rime compose de' suoi amori; e dopo ch' ella mancò di vita, celebrò la sua morte, come fece il Petrarca quella di Madonna Laura: Ma avvedutosi poi, di aver perduto il tempo, e consumata la sua gioventù in così vani amori, come si raccoglie dall' ottava a c. 59.
Quem' ha calgut (caluto) contemplar en Amor,
E be sentir sos amagats (nascosti) secrets?
De mos treballs quins (chenti, quali) comptes me son fets?
Vanament he despesa ma dolor.
Tot lo meu seny (senno) franc arbitre l' he dat,
Lo meu jovent tot per ella (cioè per l' Amore) he despès;
Fins al present no men' so may reprès
Preant un mal per be gran estimat:
voltò tutto 'l suo affetto verso la Beatissima Vergine; onde divotamente invocandola, disse nella Cantica d' Amore:
Mare de Deu ajas mercè de mi,
E fesme ser de tu enamorat;
De las amors que so passionat
Ja conec cert, que so mes que mesquì.
Abbi pietà di me, Madre di Dio,
E di Te fammi essere innamorato;
Per gli amori cui sono passionato
Conosco già, ch' io son più che meschino:
e altrove:
Mare de Deu, tu es aquella escala
Ab quel' peccant lo Paradis escala.
Tu sei Madre di Dio, quella scala
Con che 'l peccante il Paradiso scala;
e in altro luogo;
Mare de Deu, Advocada mia
Fes a ton Fill que piadòs me sia.
Madre di Dio, Avvocata mia,
Fa, che tuo Figlio piadoso mi sia.
Fioriva egli in tempo di Papa Calisto III., che fu eletto l' anno 1455., chiamato prima con nome di Alfonso Borgia; come si rende chiaro dal seguente componimento, che si legge a c. 133, della seconda edizione di Barzelona fatta nel 1560.
Damanda feta per Mossen Ausias March a la Senyora Nacleta de Borja Neboda del Pare Sant.
Entrel's ulls, e las orellas
Yom' trob un contrast molt gran,
E d' aquell Jutgessau' s fan (N. E. Jutgessa us)
Parlant de vos maravellas:
Dien los ulls, que val molt mes
De vos lo veurer, que l' oír;
Ellas no volen consentir
Dient que lo contrari es.
Vos, qui de tots valeu mes
Axi de fora com dins,
D' aquests dos miraulos fins,
No l' esguart qui propil's es.
cioè:
Dimanda fatta da Monsignor Ausias March alla Signora Donna
Eucleta di Borgia Nipota del Padre Santo.
Fra gli occhi, e le orecchie
Io mi trovo un contrasto molto grande,
E di quello Giudicessa vi fanno
Parlando di voi maraviglie.
Dicono gli occhi, che vale molto più
Il guardarvi, che l' udirvi;
Ma le orecchie non vogliono consentire,
Dicendo, che è tutto il contrario.
Voi, che valete più di tutti
Sì nello esteriore, che nell' interiore,
Di questi due mirate i fini,
Non già lo sguardo, che è loro proprio:
colla Risposta, che poi segue, della
suddetta Nacleta, che incomincia:
Oídas vostras rahons bellas,
Bon Mossen March, a qui m' coman,
Responcvos breu al que dit han,
Segons juhì (giudizio) que fas d' aquellas.
E visse lungo tempo, come si cava dal seguente passo del Cant. 8. di Morte: La velledat en Valencians mal prova,
E no se com yo fassa obra nova.
La vecchiaja ne' Valenziani prova male (non si confà)
Ed io non so come mi faccia opra nuova.
Le sue Opere furono trasportate in versi Castigliani dal Cavaliere Don Giorgio di Montemaggiore Portoghese, e pubblicate così in Valenza l' anno 1560., e poi in Madrid: Ma fu questo proposito non debbo tralasciare la seguente osservazione del letteratissimo Gasparo Scuolano nella sua Storia di Valenza part. I. lib. I. cap. 14. num. 4..
“Y bolviendo (dice egli) a lo que arriba deziamos, que es don proprio de esta Lengua (Limosina) dezir sutiles, y maravillosas razones en breves palabras, con grande suavidad; digo, que viene a ser esto con tanto estremo, que de la manera que para traduzir un verso Latino necessitan los Castellanos de dos, y tres versos en su Lengua, si han de estrujar todo el concepto del Latino; assi tambien para trasladar algo de la nuestra en la suya: Y es tanta verdad, que aviendo escrito en el versillo Lemosin que llamamos cudolada (cioè un verso di cinque sillabe) nuestro famoso Valenciano Jayme Roig, aquel su memorable Libro contra las mugeres, intitulado de Consejos, en Lengua Lemosina, que entonces corría en Valencia; hambrientos los de buen gusto, por traduzirle en Castellano, para comunicar a todo el Mundo las riquezas del cerro del Potosí del ingenio de aquel gran Poeta, jamas les ha sido possible el salir con la empressa. No menos goloso, por sacar el oro de las venas del otro profundissimo Poeta Valenciano Ausias March, y embiarle a Castiglia traduzido, el buen Jorge de Montemayor Poeta Portuguès, puso con gran cuydado la mano en la labor, traduziendo en Castellano sus Obras escritas con tanta pujança de conceptos en Lemosin; mas saliole tan mal su desseo, que puestos en paralelo el original, y el traslado, son tan desemejantes, que pueden passar por obras differentes, como si lo fueran de differentes sugetos, y de differentes Autores.”
Della sua autorità si vagliono il Conte Federigo Ubaldini Tavol. Docum. Amor. Barberin. alle voci adesso, crema, e faessi; e Alessandro Tassoni nelle Consid. Petrarc. in più luoghi. Fa ancora onorata menzione di questo Poeta, il Boscano nella Dedicazione del secondo Libro delle sue Rime, alla Duchessa di Soma, con queste parole. “En tiempo de Dante, y un poco antes florecerion (florecieron) los Provençales, cuyas Obras, por culpa de los tiempos andan en pocas manos. De estos Provençales salieron muchos Autores excellentes Catalanes, de los quales el mas excellente es Osias March, en loor del qual, si yo agora me metiesse un poco, no podria tan presto bolver a lo que agora traygo entre las manos; mas basta para esto el testimonio del Señor Almirante, que despues que viò una vez sus Obras las hizo escrivir con mucha diligencia, y tiene el Libro de ellas por tan familiar, como dizen, que tenia Alexandro el de Homero.” E poi nel lib. 3. delle sue ottave Rime, a c. 210. della edizione di Venezia dell' anno 1553.
Y al grande Catalan de Amor Maestro (valenciano)
Osias March, que en verso pudo tanto,
Que enriqueciò su pluma el nombre nuestro
Con su fuerte, y fabroso, y dulce llanto:
Amor le levantò, y le hizo diestro
En levantar su Dama con su Canto
Y en estender su nombre de tal suerte,
Que no podrà vencerse con la muerte.
Ne fa altresì grata memoria, il celebre Dottor Francesco Fontanella nella seguente cobbola d' un suo componimento che recitò nella Accademia, che fu fatta in Barcellona verso la metà dell' ultimo trascorso secolo, per la festività di S. Tommaso d' Aquino.
Viu aqui Ausias March
Poeta cast, y eloquent;
Com a fenix dels antics,
Com a pare dels moderns.
Vidi quì Ausias March
Poeta casto, ed eloquente;
Come a fenice degli antichi Poeti,
E come a padre de i moderni.
B.
IL BARONE DI MATAPLANA. Vedi Ugo di Mataplana.
BARTOLOMMEO GIORGIO, detto en Bartolomeu Jorgi Gentiluomo Viniziano. Canzoni, Serventesi, e una Sestina. MS. Vatic. Nel Cod. 3204. Tra le Canzoni ve ne sono alcune Morali; ed una pel ricuperamento del Santo Sepolcro, o di Terra Santa; ed un' altra con titolo di Pianto in morte del Duca Federigo d' Austria.
* BARTOLOMMEO MARCO Dottor di Leggi, natio della Città di Tolosa. V. alla lettera T. I sette Trovatori di Tolosa.
* BARTOLOMMEO YZALGUIER Cavaliere Tolosano. V. alla lettera M. I sette Mantenitori del gajo savere.
BERLINGUIERI DI PALAZZUOLO, detto Berenguers de Palazol Cavaliere Catalano del Contado di Rossiglione. Canzoni, e Cobbole. MSS. Vatic. ne' Codici 3204., e 3207.
BERLINGHIERI DI POGGIOVERDE, detto Berenguers de Poivert. Cobbole per entro il Codice Vaticano 3207.
* BERLINGHIERI DI S. PANCARDO Tolosano, Vedi I sette Trovatori di Tolosa.
BERNARDO DELLA BARDA, detto Bernart de la Barda. Un Serventese MS. della Vaticana nel Cod. 3204.
* BERNARDO DI FALGAR Donzello di Tolosa V. I sette Mantenitori del gajo savere.
* BERNARDO OTS Notario del Tribunale del Veguer (Bargello) della Città di Tolosa. V. I sette Trovatori di Tolosa.
* BERNARDO DI PANSAC Donzello di Tolosa V. I sette Trovatori di Tolosa.
BERNARDO DI VENTADORNO Limosino. Canzoni, e Tenzoni, MSS. nella Vaticana. La Vita di questo Poeta, che si legge nel Cod. Vat. 3204. a c. 15., la compose Ugo di S. Siro, Poeta Provenzale anche esso, siccome lasciò scritto il medesimo Ugo, con queste parole. Et eu Nucs de Sant Circ, de lui çò qu' eu ai escrit, si mo comtet lo Vescoms Nebles de Ventedorn, que fo fils de la Vescomtessa, qu' en Bernatz amet: cioè, Ed io Don Ugo di San Siro, ciò ch' io ho scritto di lui si me lo raccontò il Visconte Don Eble di Ventadorn, che fu figliuolo della Viscontessa, che Don Bernardo amò.
* BERTRANDO D' ALAMANONE I. cioè il primiero di questo nome. Una Tenzone con Ramondo di Miravalle. MS. Vatic. nel Cod. 3204.
BERTRANDO D' ALAMANONE III. figliuolo di Bertrando II. Diversi Serventesi, e tra i quali uno in morte di Blancasso, fatto ad imitazione di quello, che fece il Sordello sopra lo stesso soggetto: MS. Vatic. nel Cod. 3204. E un' altro contro l' Arcivescovo d' Arli, stampato presso la Storia di Provenza di Cesare di Nostradama a c. 421. E varie Cobbole, MS. Vatic. nel Cod. 3207.
BERTRANDO DEL BORNIO della Contea di Perigordo, Signore del Castello d' Altoforte. Serventesi, MS. Vatic. Fu coetaneo d' Alfonso I. Re d' Aragona contro del quale fece alcuni Serventesi, che per lo più trattano di guerra. Della sua autorità si vale il Consigliere Guglielmo Catel nelle Memorie per la Storia della Linguadoca, al lib.2, fogl. 233., citando il seguente passo.
A Tolosa pres Montagut
Fermarà l' Coms son gonfanò
Al prat Comtal justal petrò.
A Tolosa presso Montaguto
Fermerà 'l Conte il suo gonfalone
Al prato del Conte accanto il pietrone (cioè, al prato appellato Comtal vicino al quartiere della Città detto il petrò, o pedrò)
Tra i suoi componimenti ve n' ha uno, che indirizza a Don Ramondo Galzerando di Pinoso, col seguente passo, o quadernario:
Sirventès vai an Raimon Galseran.
Lai a Pinòs e en ma razon lapel.
Car tan alt son sei dit e sei deman.
De leis que ten Cabrera e fon d' Urgel.
Serventese, va a Don Ramon Galzerando,
Là a Pinoso, e a mia ragion l' interpella,
Poichè sono sì alti suoi detti, e sue dimande
Verso colei, che tien Capraja, e fu d' Urgelli.
Il qual passo, nella ragione, o argomento, che del medesimo componimento, o Serventese se ne rende nel Cod. Vat. 3204. a c. 170. viene spiegato in questa maniera: E quant el ac fait son Sirventès el lo mandet a 'n Raimon Galzeran, q' era del Comtat d' (a) Ulgel Seignor de Pinòs, valens hom, e larcs, e cortès, e gentils; e non era nuls hom en Catalogna que valguès lui per la persona, & entendia se en la Marquesa de Cabreras, qu' era filla del Comte d' Urgell, e moiller den Giraut de Cabreras, qu' era lo plus ric hom, e l' plus gentils de Catalogna trait lo Comte d' Urgel son Seignor, cioè:
E quando egli (Bertrando del Bornio) ebbe fatto il suo Serventese, egli lo mandò a Don Raimondo Galzerando, ch' era della Contea d' Urgel Signor di Pinoso, valentuomo, e liberale, e cortese, e gentile; e non vi era altr' uomo in Catalogna, che valesse quanto lui nel personale, e s' intendeva colla Marchesa di Capraja, ch' era figliuola del Conte d' Urgelli, e moglie di Don Giraldo di Capraja, ch' era il più ricco uomo, e il più gentile di Catalogna, trattone il Conte d' Urgel suo Signore.
- Della Famiglia de' Signori Pinosi, per dirlo di passaggio, ne fece menzione, tra gli altri, il sopraccitato Catel nelle sue mentovate Memorie di Linguadoca, lib. 4. fogl. 615. ove dice, che Amerigo VIII. Visconte di Narbona, che vivea nel 1377. sposò Guillemete veuve de Dom Pedro Galseran de Pinòs grand Seigneur Catalan.
BERTRANDO DEL BORNIO IL GIOVINE, appellato lo fill den Bertrand de Born, cioè il figlio di Don Bertrando del Bornio. Un Serventese contro Giovanni Re d' Inghilterra. MS. Vatic. nel Cod. 3204.
BERTRANDO DI GORDONE, detto Bertrant de Gordon. Una Tenzone con Pietro Raimondo. MS. Vatic. nel Cod. 3204., e anche nel Cod. 3208.
BERTRANDO DI MARSIGLIA de' Visconti di Marsiglia. Alcune sue rime stampate presso il Nostradama.
BERTRANDO DEL POGGETTO Cavaliere nativo del Castello di Teunes in Provenza. Un Serventese contra gli avari; ed altre sue Rime MSS. Vatic. ne' Codici 3204., e 3206.
BLANCASSETTO, detto Blancasset figliuolo di Messer Blancasso. Cobbole, e un Serventese. MSS. Vatic. ne' Codici 3205.,e 3207.
BLANCASSO, detto Misser Blancas Gentiluomo, e Barone di Provenza. Canzoni, Tenzoni, e Cobbole. MSS. della Vaticana. I Compilatori delle Vite de' Poeti Provenzali dicono, che questo Blancasso era uscito d' una nobil Famiglia Aragonese; imperciocchè in uno de' Serventesi del suo figliuolo Blancassetto si biasima la nazione Provenzale, per essersi soggettata alla Casa d' Angiò, ed aver lasciata quella d' Aragona, sotto la quale erano felicemente vissuti immemorabil corso di tempo.
BONIFAZIO CALVI nativo di Genova. Canzoni, e Serventesi; MS. Vatic. Essendo giovane lasciò la sua Patria, e andò alla Corte di Ferrando Re di Castiglia l' anno 1248., ove fu da quel Re creato Cavaliere per le belle poesie, che egli componeva.
BONIFAZIO DI CASTELLANA, detto Bonifaci de Castellana, Signore della Città di questo nome nelle montagne di Provenza, e di tutto il Baliaggio di quella. Un Serventese, MS. Vatic. nel Cod. 3205.
BUONAFEDE, detto Bona fe. Due Tenzoni con Blancasso. MS. della Vaticana.
C.
CADENETTO Cavaliere nativo di un Castello detto Cadenet posto sulla riva della Durenza nella Contea di Folcachiero. Una Tenzone con Guionet (cioè Guidonetto diminutivo di Guido) MS. Vat. nel Cod. 3204.
CASTELLOZZA Gentildonna d' Alvernia, detta Nacastelloza, cioè Donna Castellozza. Canzoni nel Cod. Vat. 3204.
* MESSER CAVAJERO DI LUNELLO Dottor di Legge, detto Mossen Cavayer de Lunel Doctor en Leys. V. alla lettera M. I sette Mantenitori del gajo savere.
CERCAMONDO di Guascogna. Canzoni, MS. Vat. La Vita di costui, che si legge nel Cod. 3204. a c. 119. dice così: Cercamons si fo un joglar de Gascongna, e trobet vers, e pastoretas alla usansa antiga; e cerquet tot lo Mon lai on el poc anar, e per ço se fez dire Cercamons. cioè: Cercamondo si fu un Giullare di Guascogna, e trovò Versi, e Pastorelle (cioè Canzonette Pastorali) alla usanza antica; e cercò tutto il Mondo là dove egli potè andare, e per ciò si fece chiamare Cercamondo.
* IL CONTE D' ANGIO'. Un Poema di sedeci stanze, di nove versi ciascheduna, intitolato Donnejaire, che significa Donneatore, cioè, che fa all' amore colle Donne, e conversa con esse; ed incomincia.
Dona vos mavetz eamors ec. (N. E. la o de Dona tiene un signo como una virgulilla; eamors está todo junto: e amors)
Donna, voi, ed Amore m' avete.
MS. della Vaticana nel Cod. 3206. Avvegnachè in esso Codice stia detto Poema senza il nome dell' Autore, ma ben chiaramente si manifesta dal seguente passo del medesimo componimento, che il Conte d' Angiò n' è l' Autore, dicendo:
Non voill aver las mans nil cor
Ne esser coms dangeus clamatz.
Non voglio aver le mani, nè il core,
Nè esser Conte d' Angiò appellato.
Questo Conte, fu Carlo, fratello di S. Luigi Re di Francia, come si raccoglie da quel che notò Stefano Pasquier nelle sue Ricerche della Francia a cart. 601.
IL CONTE DI FIANDRA. Cobbole, MS. Vat. Nel Cod. 3207. Si crede, che questo Conte di Fiandra fosse il famoso Balduino, che fu poi Re di Gerusalemme.
* IL CONTE D' IMPORIA, detto lo Coms d' Empuria. Cobbole in risposta a Federigo III. Re di Cicilia. MSS. della Libreria di S. Lorenzo di Firenze in uno de' Codici delle Rime Provenzali esistenti al Banco 41. La Contea d' Impória, o Empuria è in Catalogna sotto il Vescovado di Girona Lat. Emporiae. Vedi poi alla lettera F. Federigo III. Re di Cicilia.
IL CONTE DI POETU'. Una Canzone, MS. Vatican. nel Cod. 3204. Questo Conte, fu Filippo, che dopo fu Re di Francia, appellato Filippo il Lungo, come osserva il dottissimo Onorato Bouche nella sua Istoria di Provenza Tom. I. cart. 94.
IL CONTE DI PROVENZA. Vedi alla R. Raimondo Berlinghieri.
IL CONTE DI RODES. Cobbole, MSS. Vatic. nel Cod. 3207.
IL CONTE DI TOLOSA. Cobbole, MSS. parte nella Libreria Vaticana per entro il Codice 3207., e parte in quella di S. Lorenzo di Firenze al Pluteo 41.
LA CONTESSA DI DIA. Canzoni, MSS. Vatican. ne' Codici 3204., e 3207.
D.
IL DELFINO D' ALVERNIA. Due Serventesi, l' uno contra Riccardo Re d' Inghilterra, e l' altro contra 'l Vescovo d' Alvernia. Due Tenzoni, l' una con Pieruolo, e l' altra con Perdigone. E diverse Cobbole. MSS. Vatic.
DEUDO DI PRADAS, o de' PRATI, detto Deudo de Pradas Canonico della Cattedrale di Magalona, nativo d' un Borgo appellato Pradas presso la Città di Rodes nella Gaule Narbonese. Canzoni MSS. Vatic. ne' Cod. 3204., 3205., e 3208. La Cattedrale di Magalona fu trasferita in Monpelieri, capitale della bassa Linguadoca, in tempo di Papa Paolo III. l' anno 1536. ad istanza del Re Francesco I., come nota Monsignor della Marca nella sua Storia di Bearne lib. 8. cap. 3. num. 5.
DURANTE SARTO DI PAERNAS, detto Durantz Sartor de Paernas. Serventesi, ed altre Rime. MSS. Vatic. nel Cod. 3205.
E.
EBLE D' UZEZ Limosino. Tenzoni MSS. Vatic. ne' Codici 3204. ec.
ELIA DI BARGIUOLO nativo d' Agenes, cioè d' Agen nell' Arcivescado (arcivescovado) di Bordeos. Canzoni, e una sorte di Componimento appellato Descort (cioè Canzone con diversi suoni, di che vedi appresso alla lettera G. sotto il nome di Garino Dapchier) MSS. Vatic. ne' Codici 3204. 3205. ec.
ELIA CARELLO, o vero QUADRELLO, detto Elias Carel, e Cairel, Orefice, e Argentiere di professione, nativo di Sarlat Borgo di Perigordo. Una Tenzone con Donna Isabella; diverse Canzoni, ed una tra l' altre, pel ricuperamento di Terra Santa; ed altre Rime. MSS. Vatic. In alcune Canzoni fa menzione de' Re di Leone, e de i Marchesi di Monserrato.
ELIA FONTESALATA, detto Elias Fonssalada, nativo di Bargiaracco nella Diocesi di Perigordo. Canzoni, ed altre diverse Rime; MSS. Vatic. ne' Cod. 3204. e 3207.
ELIA D' UZEZ Limosino, Tenzoni, e Cobbole, MSS. Vatican.
F.
FEDERIGO I. Imperadore. Un Madrigale, stampato. Fu egli eletto Imperadore a' 4. di Marzo l' anno 1153., e poi a' 18. di Giugno l' anno 1155. fu da Adriano IV. Sommo Pontefice coronato in Roma; e avendo regnato anni 38. morì in Armenia affogato accidentalmente nel fiume Safar. Fa menzione di lui, come di Poeta Provenzale, Antonio Domenico Norcia tra gli altri, ne' Congressi Letterari a c. 211., in parlando della Corte di Raimondo Beringhieri Conte di Barzellona, e di Provenza, ove erano benignamente accolti i Poeti Provenzali; con queste parole:
Andò poi di tal maniera colà crescendo la fama, e la gloria della Poesia Provenzale, che lo stesso Imperadore Federigo I. non isdegnò d' applicarvi l' animo, e fra i diversi componimenti, che egli fece, trovasi ancora a' tempi nostri un suo gentilissimo Madrigale.
* FEDERIGO III, RE DI CICILIA, detto Dopn (N. E. la o con el signo antedicho) Frederic de Cicilia, Cobbole, MSS. in uno de' Codici delle Rime Provenzali esistenti nella Libreria Medicea Laurenziana al Pluteo 41. Benchè sia egli appellato col solo nome di Don Federigo di Cicilia, ma poi dall' altre Rime, o Cobbole, che seguono immediatamente nello stesso Codice, col titolo: Responsiva del Com d' Empuria, cioè Risposta del Conte d' Impória; le quali incominciano:
Al onrat Rei Frederic terz vai dir,
Qu' a noble cor nos' taing poder sofraigna,
All' onrato Re Federigo terzo vado a dire,
Ch' a nobil cor non è dovere, che poter manchi,
chiaramente apparisce, che egli fu il Re di Cicilia Federigo III.
IL FIGLIO DI BELTRAMO DEL BORNIO, detto lo fill den Bertrand del Born. Vedi Bertrando del Bornio il Giovene.
FOLCHETTO DA MARSIGLIA, prima Abate, del Monastero di Torondetto in Provenza, poi Vescovo della Città di Marsiglia, e finalmente di quella di Tolosa, della quale ne prese il possesso l' anno 1205., e morì nel 1231. Canzoni, MSS. Vatic. E un Canto spirituale, stampato presso le Memorie della Storia di Linguadoca del Consigliere Guglielmo Catel a cart. 899. Alcuni gli danno il titolo di Arcivescovo, ma in quel tempo, nè per molti anni dopo, ancora la Chiesa Tolosana non era Arcivescovale, il che solamente principiò nel 1317. per concessione di Papa Giovanni XXII.
Il Canto, che del nostro Vescovo diede alla luce il suddetto Catel, è bello, e divotissimo molto, incominciando con questa strofa:
Vers Deus, el vostre Nom,
E de Santa Maria
M' esvelharai oimais,
Pus l' estela del dia
Ven de Jerusalem,
Quen's ensenha qu' es dia.
Estats sus, e velhatz
Senhors, que Deus amatz,
Quel' jorn es aprosmatz,
E la nuech ten sa via.
E sian' Deus lauzatz
Per Nos, e adoratz,
El' preguem quen' s don patz
A tota nostra via.
La nuech vai, el' jorn ve
Ab clar temps, e serè,
E l' alba nos' retè,
Anz ve belha, e complia.
Vero Dio, nel vostro Nome,
E di Santa Maria
Mi sveglierò omai,
Poi la stella del giorno
Viene da Gerusalem,
Che ci mostra, ch' è giorno,
State su, e vegliate,
Signori, che Iddio amate,
Che' l dì s' appressa,
E la notte fa sua via.
E lodato ne sia Iddio
Da Noi, e adorato;
E il preghiamo, che ci dia pace
A tutta nostra vita.
La notte va, e il giorno viene
Con tempo chiaro, e sereno,
E l' alba non si ditiene,
Anzi viene bella, e compita.
E nel fine di ciascheduna stanza replica quei quattro versi, o il ritornello La nuech vai, el jorn ve ec. Onde osservo, che il Petrarca lo imitò nella chiusa della Canzone Vergine bella, che di Sol vestita, dicendo:
Il dì s' appressa, e non pote esser lunge;
Sì corre il tempo, e vola,
Vergine unica, e sola ec.
Questo Canto non si trova nelle sue Rime de' Codici Vaticani.
FOLCHETTO DI ROMANO, detto Folquet de Roman natio d' un Borgo appellato Roman, nel Vianese. Cobbole, una Canzone, e un Serventese indrizzato all' Imperatore Federigo II. MSS. della Vaticana ne' Codici 3204., 3205., ed in altri.
G.
GARINO IL BRUNO, detto Garins lo Bruns, gentil Castellano di Veilac nel Vescovado del Poggio di Santa Maria. Una Tenzone, MS. Vatic.
GARINO DAPCHIER, detto Garins Dapchier, gentil Castellano di Javodone della Diocesi di Meinde nella Marca d' Alvernia. Serventesi; e un componimento appellato Descorts. MS. Vatic. Fu egli il primiero, che desse principio alla suddetta sorte di composizione chiamata così Descorts, non da sdegni, o differenzie come interpetrò il Crescimbeni, ma dalla diversità della Musica, come spiega il Glossario MS. Provenzale Latino della Libreria Laurenziana in questa guisa:
Descors. Discordes. Discordia. v. cantilena habens sonos diversos.
Sicchè la voce Descors ha tre significati; il primo del verbo Discordare, cioè della seconda persona del dimostrativo presente; il secondo del nome Discordia; e il terzo, che è questo, cioè una Canzone dissonante, o avente diversi suoni.
* GERMANO DI GOUTAUT. Vedi alla lettera M. I sette Mantenitori del gajo savere.
GIORDANO BONELLO, detto Jordan Bonel natio di Santonge nella Marca di Poetù. Una Canzone, MS. Vatic.
* GIORGIO Gentiluomo Valenziano, detto Mossen Jordi. Alcune sue Rime, di cui vedi quel che abbiamo avvertito nella Prefazione al numero XI.
GIOVANNI D' ALBUZONE. Cobbole, MS. della Vaticana nel Cod. 3207. E altre diverse Rime, MS. della Laurenziana al Banco 41., ove è nominato Joan Dalbuzon. Nel suddetto Codice Vaticano è appellato diminutivamente Joanet, o Joanez.
* GIOVANNI DI SEYRA Baccelliere di Leggi. V. I sette Mantenitori del gajo savere.
* GIOVANNI STEFANO, detto Joan Esteve, nativo della Città di Narbona. Un Canto funebre, titolato Planch (Pianto) che fece l' anno 1270. in morte di Amerigo II. Visconte di Narbona. Presso Guglielmo Catel nelle sue Memorie della Storia di Linguadoca a c. 610.
GIRALDO DI BORNELLO Gentiluomo Limosino, che ebbe il titolo di Maestro de' Trovatori. Una Tenzone col Re d' Aragona; e un Serventese contra Cardaillac; e diverse Canzoni massimamente tre pel ricuperamento del S. Sepolcro, o di Terra Santa; ed alcune col titolo di Cantaretz, cioè piccoli cantari, ovvero Canzonette. MSS. nella Libreria Vaticana, e nella Medicea di S. Lorenzo di Firenze.
GIRALDO DI CALANZONE, detto Girautz de Calanson Guascone. Canzoni, ed altre Rime. MS. Vatic. nel Cod. 3204.
GIRALDO DI LUCO, detto Giraud de Luc. Serventesi, MS. Vatic.
* GIRALDO RICCHIERI nativo di Narbona. Un Canto funebre, o sia Pianto, che fece nel Mese di Decembre dell' anno 1270. in morte di Amerigo II. Visconte, e Signor di Narbona. Presso Guglielmo Catel nella Istoria di Linguadoca fogl. 612. Il testo dice così:
Planch que fetz Giraud Riquier del Senhor de Narbona l' an M.CC.LXX. en Dezembre.
GIRALDO IL ROSSO, detto Girald lo Ros, Gentiluomo Tolosano. Canzoni, MS. Vatic.
GIRALDO DI SALAGNACCO, detto Giraus de Salagnac, natio del Castello di Salagnacco del Territorio di Caorsa. Serventesi, ed altre Rime. MSS. Vatic.
GIUFFREDO DI PONTE, detto Jaufres de Pon Cavaliere del Castello di Pon nella Marca di Poetù. Una Tenzone con Ranaldo di Pon Signor del suddetto Castello. MS. Vatic.
GIUFFREDO RUDELLO Principe di Blaja, appellato Jaufre Rudel, e Jofre Rodel, che in tutti modi si trova scritto. Canzoni alla Contessa di Tripoli; ed altre Rime. MSS. Vatic. La voce Rodel significa Carne glandulosa, siccome ne fa fede Monsignor Guido di Cauliacco nella sua famosa Opera di Cirugia, testo a penna della Libreria Vaticana, Cod. 4804., ove discorrendo della notomia del ventre, e delle budella dice così, a cart. 21. Plens de greix, e de carn glandulosa dita vulgarment rodel. cioè, Pieni di grasso, e di carne glandulosa detta volgarmente rodel.
GOMIERO, e PALADINO Cavalieri di Tarascona, detti Gomiers; ed Enpalazis, che è lo stesso che Paladins, o Enpaladins, cioè Don Paladino, per ragion del cambiamento del d colla z, e del frodamento della n, come si dirà appresso negli Avvertimenti, o Preliminari sopra le lettere. Serventesi, MS. Vatic.
GUALBERTO AMIELLO. Vedi Alberto Amiello.
* DONNA GUGLIELMA DE' ROSIERI, detta Na Guillelma de Rosers.
Una Tenzone con Lanfranco Cicala, MS. Vatic. nel Cod. 3204, a cart. 145.
GUGLIELMO ADIMARO, detto Guillems Ademars, Cavaliere nativo di Javaudan d' un Castello appellato Marvois. Canzoni, e una Tenzone con Neble, MS. della Vaticana.
* GUGLIELMO ANCLIER, detto Guillem Anclier. Un Serventese nel Cod. in foglio delle Rime Provenzali esistenti nella Real Libreria Medicea detta la Laurenziana, al Pluteo 41.
GUGLIELMO DI BALAONE, detto Guillem de Balaon gentil Castellano della Contrada di Monpelieri. Una Tenzone, MS. Vatic.
GUGLIELMO DEL BALZO, O DEL BAULZIO, Principe d' Oranges, detto Guillem del Bauz. Cobbole, MS. Vatic. nel Cod. 3207.
GUGLIELMO DI BERGHEDANO, detto Guillems de Berguedan Barone Catalano, e Visconte di Berghedano, o di Berga, ch' è tutt' uno. Serventesi; Canzoni; e una Tenzone con Amerigo di Pingulano; ed altre sorte di Rime. MSS. Vatic. ne' Codici 3204., 3205., e 3207. Della origine, e delle lodi di questa antica, e nobilissima Famiglia de' Berghedani, o di Berga, ne fece Vincenzio Garzia un famoso
Poema, parte in ottava rima, e parte in gobole, in occasione di esser stato eletto per Rettore della Università di Lerida Don Filippo di Berga, e di Aliaga, come si legge tra le sue Rime stampate, che è da vedersi, con tutto che n' abbia quì trascritte le seguenti strofe.
No lluny del alveo natiu
Del caudalòs Llobregat,
En lo Pirineu altiu
(Que de son front empinat,
No sua menos, que un Riu.)
Es la antiga Poblaciò
Insigne, y gran fundaciò
Dels famosos Bergadans,
Que feren tornas tan grans
A Publio Marco Catò,
Berga, Vila celebrada,
De frescs jardins embellida,
De fonts perennes regada,
De un famòs Temple enriquida,
De un gran Castell coronada ec.
Los Bergas, en temps passat
Foren d' aquest Lloc Senyors;
Despres als Reys ha tornat,
Per aver los successors
De linea recta faltat.
Casos comuns, y ordinaris,
Peral 's senyors feudataris:
Però per mes que l' s faltà,
Sempre Berga mantindrà
Dels Bergas mil titols varis.
Ella es solar conegut
De aquesta Familia illustre,
De ont a Aragò ha vingut:
Que tanta gloria, y tan lustre
En un Lloc sol no ha cabut. ec.
Il Pingulano, con cui tenzonò il nostro Guglielmo, morì nel 1260, come si narra nella sua Vita. Della sua autorità si vale Aless. Tass. Consid. Petr. in alcuni luoghi, particolarmente nel Sonetto Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena, con queste parole a car. 390. della prima edizione pubblicata in Modena 1609., e c. 580. della seconda fatta nella medesima Città l' anno 1711. dall' Abate Lodovico Antonio Muratori.
“Simile concetto espresse Guglielmo di Bergadan in una sua Canzone, dicendo:
Al temps d' estiu, qan s' alegron l' ausel,
E d' alegrer canton dolz lais d' amor,
E ill prat s' alegron, que s' veston de verdor,
E carga l' fuoill, e la flor, e l' ramel,
S' alegran cill, qi an d' amor lor voill;
Mas eu non ai d' amor, si ben l' am voill,
Ni pos, ni dei aver nuill alegratge,
Qar eu ai perdut leis per mon solatge.
Cioè:
Al tempo estivo, che gli augei s' allegrano,
E allegrando, d' amor dolci lai cantano;
E i prati allegran, che di verde vestonsi,
E caricano foglie, e fiori, e rami,
S' allegran quei, ch' anno d' amor lor voglia.
Ma io non ho d' amor, se ben la voglio,
Nè posso, o deggio aver nulla allegranza,
Perch' ho perduto lei per mia follia.
siccome leggiadramente traduce il dottissimo Abate Anton Maria Salvini nelle sue Note MSS. (che con somma gentilezza mi sono state comunicate dall' istesso Autore) sopra l' accennate Considerazioni del Tassoni.
GUGLIELMO DI CABESTANO, ovvero DI CABESTAGNO, O CAPOSTAGNO, Gentiluomo Catalano della Contea di Rossiglione, appellato de Cabestaing, e Capestaing, e Capestan, e in questo ultimo modo è mentovato da Pietro Tomic nella sua Cronica al cap. 37. Canzoni, ed altre Rime, ne' Codici MSS. delle Rime Provenzali della Biblioteca Vaticana, e in quei della Laurenziana. Il Nostradama l' appella Guilhem de Cabestan, e per ciò è stato poi dal Giudici, e dal Crescimbeni nelle loro traduzioni, nominato di Cabestano, e così ancora abbiamo fatto noi.
GUGLIELMO FIGUIERA, o vero del Fico, detto Guillem Figuera Tolosano. Serventesi; Cobbole; e diverse Canzoni, e due singularmente pel ricuperamento di Terra Santa. MSS. Vatic.
GUGLIELMO DI GONTAUT Tolosano: Vedi alla lettera T. I sette Trovatori di Tolosa.
GUGLIELMO MAGRETTO, detto Guillem Magret, nativo di Vianes. Canzoni, ed altre Rime, MSS. Vatic. Si vedrà circa la Vita di costui, quel che noteremo nel 3. volum. alla voce Nabisso.
* GUGLIELMO MOLINIERI Dottor di Legge, e Cancelliere dell' Accademia detta del Gai Saber, o della gaja scienza, cioè della Poesia Provenzale, fondata nella Città di Tolosa sino dal 1323. Le Leggi, e Ordinazioni fatte l' anno 1356. pel buon governo di essa Accademia, le quali sono scritte parte in verso, e parte in prosa. MSS. nell' Archivio della suddetta Città di Tolosa; e stampate in molta parte presso gli Annali della medesima Città descritti dall' Avvocato Germano La-Faille. Sebbene queste Leggi furono pubblicate da ordine, e sotto il nome dels VII. Mantenidors del gay Saber, cioè, de' sette Mantenitori del gajo savere, de i quali si parlerà alla lettera M. sotto i sette Mantenitori ec. e più diffusamente alla lettera T. sotto il titolo de i sette Trovatori di Tolosa; con tutto ciò il Molinieri ne fu il principale Autore, stante che furono corrette, e compilate da esso lui, come attestano gli stessi VII. Mantenitori ne' seguenti versi su questo medesimo affare.
Al nostre fizel, ed amat
Escrinh (scrigno nel signif. di Forziere, Lat. scrinium, ma quì è metaf.) de gran subtilitat
Font, e meniera (miniera)
Del gay saber vera lumiera,
E dreyt sendier, (sentiero)
A Mestre Guillem Molinier
Veray Amic,
E nostre Cancelier antic,
Salut veraya,
E vida tal com a Deu playa, (piaccia)
E bona fi.
De part de Nos VII. ab cor fi
Mantenedors
Del joi sobre leyal (sovraleale) d' Amors
Joya donan
D' aur, e d' argent als miels dictan (a' migliori dettatori)
En temps saubut.
Car en vos, gran conselh agut
Ab gens notables,
E mol subtils, e rasonables;
Tuit (tutti) d' un acort
Avem pausada nostra sort:
Fam vos saber
Que Nos, las Leys del gay Saber
Volem complir,
Et emendar, e corregir
En esta guisa ec.
E car no podèm bonamen
En ayssò far
Attendre, car del tot vacar
Ges (mica, punto) no y podèm;
Per çò pregàn, vos cometèm,
Molt confizàn
De la scienza vostra gran;
Que çò qu' es dit
Fassats, e metats en escrit;
Conselh pendrets
Cel que volrets, e procezets
Ab diligenza,
Declaràn la gaya Scienza,
Qu' agenza. (che piace; ch' agenza)
Lay el temps dolz, plazent, e gay
Festa de Santa Crotz de May,
L' an de Clemens, (in tempo di Papa Clemente VI.)
De cascu de Nos las presens
Dins a Tholosa
Nobla Ciutat, e graciosa
Avem senhadas, (sottoscritte)
E pois en penden sageladas, (suggellate)
E dadas.
Altrove:
A Mestre Guilhem sobrenom Molinier,
Del gay Saber Actor nostre premier,
Savi, discret, amic nostre fizel,
Veray sostenh (sostegno) fondament, e capdel, (capo, capitello)
E viva votz de la Scienza gaya,
Salut veraya ec.
GUGLIELMO MONTAGNAGOTTO, O MONTAGNACOLLO, detto Montagnaçot, e Montagnagol. Canzoni Morali, ed altre Rime. MSS. Vatic. ne' Codici 3204., e 3205. Il Tassoni Consider. Petr. l' appella Guglielmo Montanago.
* GUGLIELMO DELL' OVRA, detto Guillem de Lobra Borghese della Città di Tolosa. V. I sette Trovatori di Tolosa.
GUGLIELMO RAIMONDO, detto Guillem Raimon. Cobbole; MS. Vatic. nel Cod. 3207.
GUGLIELMO RANNUOLO, detto Guillems Ramnols, nativo della Città d' At nel Contado di Folcachiero. Canzoni, Tenzoni, ed altre diverse Rime. MSS. della Vaticana.
GUGLIELMO DI S. DESIDERIO Castellano di Veilac nella Diocesi di Poggio Santa Maria. Canzoni alla Marchesa di Polignac sorella del Delfino d' Alvernia. MSS. Vatic.
GUGLIELMO DI S. GREGORIO, detto Guillem de Sant Gregori. Una Tenzone con Blancasso. MS. Vatic. nel Cod. 3204.
GUGLIELMO DELLA TORRE Perigordino. Due Tenzoni, l' una con Alberto, e l' altra col Sordello; e diverse Canzoni, MSS. Vatic. ne' Codici 3204 e 3205.
GUIDO DI CAVAGLIONE gentil Barone Provenzale, Signor di Cavaglione. Una Tenzone con Riccardo di Tarascona. MS. Vatic.
GUIDO D' UZEZ Limosino, Canonico di Bruite, e di Monferrano. Canzoni, Tenzoni, e Cobbole. MSS. Vatican.
I.
L' IMPERADORE FEDERIGO I. Vedi Federigo I.
JACOPO GRILLO, detto Jacme Grill. Una Tenzone con Simone Doria. MS. Vatic. nel Cod. 3208.
* JACOPO ROGGIO Gentiluomo Valenziano, detto Jacme Roig. Il suo Poema contra le Donne, intitolato Espill (speglio, specchio) che indirizzò a Baldassarre Bou suo nipote; e lo scrisse nell' anno 1427. MS. Vaticano Cod. 4806. in foglio. Queste notizie si ricavano dal medesimo Poema, avvegnachè nel Codice non vi sia scritto il nome dell' Autore; leggendosi nel Proemio:
Est doctrinal
Memorial,
Que ha nom espill,
A tu com fill
Per lo quem' mou
Ta molta amor,
E gran calor
De nebot car,
Lo vull dreçar.
E poi a cart. 77. colonn. I.
Mil quatrecens
Vint set complits
Anys son finits ec.
Di costui fece onoratissima menzione il Dottor Gasparo Scuolano nella sua Storia del Regno, e della Città di Valenza part. I. lib. I. cap. 14. num. 4., come abbiamo riportato di sopra alla lettera A. in parlando di Ausias March.
* JORIS. Una Tenzone con Guido. MS. Vatic. nel Cod. 3204. a c. 146. con questo titolo: La tençò den gigo e den joris (La Tenzone di Don Guido, e di Don Joris.)
DONNA ISABELLA. Una Tenzone con Elia Carello, o Quadrello, MS. Vatic. nel Cod. 3208. car. 89. col seguente titolo: La tenzon de domna ysabella eden elias cairel (La Tenzone di Donna Isabella, e di Don Elia Carello, ovvero Quadrello.)
L.
LANFRANCO CICALA Genovese. Varie Canzoni, alcune particolarmente fatte pel ricuperamento di Terra Santa: due Tenzoni, l' una con Simone Doria, e l' altra con Donna Guglielma de' Rosieri: due Serventesi, l' uno contra Bonifazio Marchese di Monferrato, sopra 'l tradimento, che commise contro i Milanesi, ritraendone grossa somma di denari; e l' altro contra Raimondo Rubino: molte Cobbole; e diversi Canti, alcuni specialmente alla Beatissima Vergine; un altro a nostro Signor Iddio; un altro a Tommaso Conte di Savoja; e un altro in morte della Contessa Berlenda. MSS. della Libreria Vaticana.
DONNA LOMBARDA, detta Nalombarda Gentildonna Tolosana. Cobbole, nel Cod. Vat. 3207.
M.
I SETTE MANTENITORI DEL GAJO SAVERE, o della gaja Scienza, detti Los VII. Mantenedors del gay Saber, cioè della Poesia Provenzale.
Le Leggi, e Ordinazioni, che fecero nel 1356. pel buon governo dell' Accademia di essa Poesia, fondata nella Città di Tolosa sino dal 1323. da altri sette personaggi, detti Los VII. Trovadors de Tolosa; scritte parte in prosa, e parte in versi, come avvertono nel Proemio con queste parole: Et entendèm, Deu ajudàn, procezir alcunas ves (alcune volte; onde Castigl. vez, Franz. fois) prosaicamen segon us acostumat de parlar ab bon cas, sens gardar altre ornat; e soven per acordanzas segon que a Nos serà vist. MS. dell' Archivio di detta Città, e in parte stampat. negli Annali della stessa Città dell' Avvocato Germano La-Faille. Benchè questi sette valentuomini non vollero essere mentovati nella pubblicazione di esse Leggi, che col nome dels VII. Mantenedors del gay Saber, nulladimeno nel Processo, che ad istanza del nobilissimo Magistrato Tolosano fu compilato per la formazione, e matura discussione delle medesime, si vedono dichiarati, e rinvergati i loro nomi, e cognomi, i quali sono i seguenti: Messer Cavajero di Lunello Dottor di Leggi, detto Mossen Cavayer de Lunel Doctor en Leys; Bartolommeo Yzalguier Cavaliere; Pietro della Selva Baccellier di Legge; Maestro Giovanni di Seira pure Baccellier di Leggi, appellato Mestre Johan de Seyra Bachelier de Leys; Bertrando di Falgar Donzello, nominato Bertrand de Falgar Donzel; Maestro Ramondo Gavarra Baccelliere di Leggi; e Germano Goutaut Mercatante. Vedi poi alla lettera T. i sette Trovatori di Tolosa, dove si dà pieno ragguaglio della fondazione della suddetta Accademia, e della qualità, e natura delle sue Leggi.
MARCABRUNO Guascone, detto Marcabruns. Una Canzone in lode dell' Imperatore, un' altra contro l' amor lascivo, e un' altra contra le Meretrici; ed altre diverse Rime. MSS. della Biblioteca Vatic.
MARCOATTO, detto Marcoat, forse Marco Codato, o Codazzo. Serventesi, nel Cod. Vat. 3204.
MARIA DI VANTADORE, O VENTEDORN Gentildonna Limosina. Una Tenzone con Guido d' Uzez. MS. Vatic.
MOLA Catalano. Cobbole, MS. Vatic. nel Cod. 3207. Fece menzione di questo nostro Poeta, il Monaco di Montaudone nella sua Canzone satirica contra i migliori Poeti del suo tempo, nella quale il nomina diminutivamente Moletta, dicendo:
Entre Moleta l' Catalans,
Que fai sonetz levez, e plans.
Entri Moletta il Catalano,
Che fa Sonetti lievi, e piani.
IL MONACO DI MONTAUDONE, appellato lo Monge de Montaudon Gentiluomo d' Alvernia. Serventesi, ed altre sue Rime, massimamente il Componimento satirico, che fece contra i più rinomati Trovatori suoi contemporanei. MSS. Vatic.
MONTAGNAGOTTO. Vedi Guglielmo Montagnagotto.
N.
NICCOLETTO DI TURINO, detto Nicolet de Turin. Cobbole scritte a Ugo di S. Siro, e a Folchetto di Romano; MS. della Vaticana nel Cod. 3207. Altre Gobole, scritte a Gio. d' Albuzone, MS. di S. Lorenzo di Firenze al Banco 41.
O.
OGGIERO, detto Ogiers, natio di Vianes. Serventesi, MS. Vatic. nel Cod. 3204.
P.
PAJUOLO D' ALVERNIA. Vedi Pieruolo d' Alvernia.
PALADINO. Vedi Gomiero.
PAOLO LANFRANCHI da Pistoja, detto Paulo lanfranchi de pistoia. Un Poema in lode del Re d' Aragona. MS. della Real Libreria di S. Lorenzo di Firenze tra le Rime de' Poeti Provenzali del Codice in foglio esistente al Banco 41.
PERDIGONE, detto Perdigon nativo d' un Borghetto appellato l' Esperone nel Vescovado, o Diocesi di Giavaudano. Canzoni; Cobbole; e tre Tenzoni, l' una cioè, con Rambaldo di Vachera, e con Guglielmo Adimaro, l' altra con Anselmo Faidit, e l' altra col Delfino d' Alvernia. MSS. nella Libreria Vaticana.
PIERUOLO D' ALVERNIA Cavaliere Alvernese, natio d' un Castello chiamato Peirol. Canzoni; e tre Tenzoni, le due con Bernardo di Ventadore, e l' altra col Delfino d' Alvernia. MSS. della Vaticana. Ed altre diverse Rime in uno de' Codici Provenzali della Libreria Medicea Laurenziana al Pluteo 41., ove è appellato Peirol Dalvergna, e così ancora nel Cod. Vat. 3205. Questa voce Peirol può essere benissimo un diminutivo di Peire, cioè Piero, come discorre il Crescimbeni nella Vita di Pietro d' Alvernia Annot. 4., avvegnachè i nostri diminutivi finiscano in et, come Joanet, Antonet ec. e per ciò esso Crescimbeni l' appella Toscanamente Pieruolo, cioè Pierino diminut. di Piero. Ma vaglia il vero, significando Peirol nella nostra Lingua Provenzale lo stesso, che in Toscano Pajuolo, Lat. cacabus, crederei, che tornerebbe meglio chiamarlo così, cioè Pajuolo.
PIETRO D' ALVERNIA della Diocesi di Chiaramonte. Canzoni, e un Serventese contro i Poeti del suo tempo. MSS. Vatic.
PIETRO DI BARGIACCO Gentiluomo, detto Peire de Bariac. Un Serventese; e una Canzone contenente il commiato, che prese dalla sua innamorata Viernetta. MS. Vatic.
PIETRO DI BLAI, O BLAJA, detto Pere de Blai. Una Canzone, MS. Vatic.
PIETRO DI BOSIGNACCO, detto Peire de Bosignac, e de Bossinac Chierico Gentiluomo d' Altoforte, Castello del Contado di Perigordo. Serventesi, ed alcune satire contra le Donne di mal' affare. Testo a penna della Vaticana.
PIETRO BREMONE LO STORTO, detto Peire e Pere Bremon lo Tortz Cavaliere di Vianes. Canzoni, e Serventesi. MSS. della Vaticana.
PIETRO CAMONE, O CAMO, detto Peyre Camo Mercatante di Tolosa. V. alla lettera T. I sette Trovatori di Tolosa.
PIETRO DELLA CARAVANA, detto Peire de la Caravana. Un Serventese col quale persuade gl' Italiani, o Lombardi, come allora si dicevano, a non voler amare i Tedeschi, o Alemanni, nè praticare con loro; ma sì a tenerli lontani. MS. Vatic. nel Cod. 3204.
PIETRO CARDINALE. Sermoni Morali, particolarmente contra la vanità del Mondo; e diversi Canti, e tra gli altri uno in lode, e devozione della Santa Croce, e un' altro in lode del Conte Raimondo di Tolosa; e parecchi Serventesi, ed altre sorte di Rime, MSS. nella Libreria Vaticana. Questo Poeta morì in Napoli l' anno 1306., come si dice nella sua Vita stampata: e visse 100. anni in circa, siccome attesta la sua Vita MS. del Cod. Vat. 3204. a car. 149. nella seguente guisa:
Et anava per Cortz de Reis, e de gentils Barons, menant ab si son joglar, que cantava sos Sirventès: e molt fo onratz, e grazitz per Monseignor lo bon Rei Jacme d' Aragò, e per onratz Barons. Et eu Maestre Miquel de la Tor escrivan, fauc a saber, qu' en Peire Cardinal quant passet d' aquesta vida, qu' el avia ben entorn cent ans. Et eu sobredit Miquel ai aquest Sirventès escritz en la Ciutat de Nemze. Cioè: E andava girando per le Corti de' Re, e de' gentili Baroni, menando con se il suo giullare, che cantava i suoi Serventesi: e fu molto onorato, e gradito da Monsignor il buon Re Giacomo d' Aragona, e da onorati Baroni. Ed io Maestro Michele della Torre scrivano fo savere, che quando Don Pietro Cardinale mancò di vita aveva egli intorno a cent' anni. Ed io il suddetto Michele ho questi suoi Serventesi scritti nella Città di (a) Nimes.
(a) Nimes. Città della bassa Linguadoca, detta nel soprascritto Testo Provenzale, Nemze. Lat. Nemausus, Nemausum.
PIETRO DI CASALE, detto Peire Casals. Una Tenzone con Bernardo della Bertanca. MS. Vatic. nel Cod. 3204.
PIETRO DI CORBIACCO, detto Peire de Corbiac. Una Canzone in lode della Beatissima Vergine, nel Cod. Vat. 3204. E un Poema nel Cod. 3206., dal fogl. 126. al 135., titolato Lo Tesor (il Tesoro) in cui tratta di tutte le scienze, e arti. Da questo Tesoro prese Brunetto Latini Fiorentino la idea de' suoi, che compose, cioè il Tesoretto in versi Toscani; e il Tesoro in prosa Franzese, del qual Tesoro in lingua Franzese, se ne conserva nella Biblioteca Vaticana un Codice in pergamena coperto di velluto chermisì, con qualche postilla di mano del Petrarca, e nel primo foglio vi è la seguente nota di carattere antico, cioè del secolo XV. 1472. Questo libro e de mi Bernardo Bembo chiamalo el Thesoro e lo comparai per l. V. in Guascogna.
PIETRO GUGLIELMO Tolosano. Diverse Canzoni, e Cobbole, e un Canto in lode di Nostra Signora, e una Tenzone col Sordello. MSS. Vatic. ne' Codici 3204., e 3207.
PIETRO DI MAENSACCO, detto Peire de Maensac Cavaliere d' Alvernia. Canzoni, MSS. Vatic. ne' suddetti Codici.
* PIETRO DI MEZZANA-SERRA Cambiatore della Città di Tolosa, detto Peire de Mejanaserra Cambiayre. Vedi alla T. I sette Trovatori di Tolosa
PIETRO MIGLIONE, detto Pere, e Peire Milo Gentiluomo di Poetù. Canzoni . MSS. Vatic. ne' Codici 3204., e 3205.
PIETRO PELLICCIERE, detto Peire Pelisiers Gentiluomo natio di Martel, Borgo nella Diocesi di Turena. Cobbole al Delfino d' Alvernia; ed altre diverse Rime. MS. Vatic. nel Cod. 3207.
PIETRO DEL POGGIO, detto Peire del Poi. Una Canzone. MS. Vatic. nel Cod. 3204.
PIETRO RAIMONDO Tolosano, detto Peire Ramon de Tolosa. Canzoni, e altre diverse Rime. MSS. Vatic. ne' Codici 3204., 3205., e 3208.
PIETRO DELLA ROVERE, Gentiluomo di nobil Famiglia Piemontese. Alcuni versi stampati presso i Compilatori delle Vite de' Poeti Provenzali.
PIETRO RUGGIERO Alvernese, detto Peire Rogier Canonico di Chiaramonte. Canzoni. MS. Vatic.
* PIETRO DELLA SELVA Baccelliere di Leggi della Città di Tolosa. V. alla M. I sette Mantenitori del gajo savere.
PIETRO VIDALE, detto Peire Vidal Cittadino Tolosano, Diverse Canzoni, e fra l' altre tre pel ricuperamento del S. Sepolcro, o di Terra Santa; e una per la ricuperata salute del Re di Francia; e varie Cobbole, e Serventesi, e una Tenzone con Blancasso. MSS. della Libreria Vaticana.
PIETRO D' UZEZ Limosino. Cobbole. MSS. Vatic. in diversi Codici.
PISTOLETTA Mercatante di Marsiglia. Canzoni. MS. Vatic.
PONZIO BARBA, detto Pons Barba. Serventesi. MS. Vatic.
PONZIO DI CAPODOGLIO, detto Pons de Capdoill Gentiluomo di Veilac. Canzoni, Serventesi, ed altre sorte di Rime. MSS. Vatic.
IL PRINCIPE DI BLAJA: V. Giuffredo Rudello.
IL PRINCIPE D' ORANGES. V. Guglielmo del Balzo.
R.
IL RE D' ARAGONA. V. Alfonso I. ec. (Alfonso II de Aragón)
IL RE DI CICILIA. V. Federigo III. ec.
IL RE D' INGHILTERRA. V. Riccardo Re ec.
RAIMONDO D' AVIGNONE, detto Raimon d' Avignon. Un Serventese. MS. Vatic. nel Cod. 3204.
RAIMONDO BERLINGHIERI Conte di Provenza, e di Folcachiero. Cobbole. Testo a penna della Libreria Vatic. nel Cod. 3207. Il Monaco di Montemaggiore nella sua Canzone satirica, che fece contro i Poeti Provenzali suoi contemporanei, ed anche contra quelli, ch' erano stati prima di lui, non la perdonò nè meno a questo nostro Conte, chiamandolo l' incostante Catalano (conforme riferisce il Nostradama) per ragion della nota Storia di quel Romeo
----- di cui
Fu l' opra grande, e bella mal gradita.
Mai Provenzali, che fer contra lui,
Non hanno riso: e però mal cammina,
Qual si fa danno del ben fare altrui.
come eccellentemente cantò il maggior Poeta Toscano, nel Paradiso.
* RAIMONDO DI CASTELNUOVO, detto Raimon de Castelnou. Un frammento d' un suo Serventese, presso Guglielmo Catel nella Storia di Linguadoca al lib. 2. cap. 12. fogl. 311. Vivea egli sul principio del secolo XIII.
RAIMONDO DI DUROFORTE, detto Raimon de Durfort Gentiluomo Caorsino, coetaneo di Arnaldo Daniello. Serventesi, ed altre Poesie. MS. Vatic.
* MAESTRO RAIMONDO GAVARRA Baccelliere di Leggi, detto Mestre Ramon Gabarra Bachelier en Leys. Vedi I sette Mantenitori del gajo savere.
RAIMONDO GIORDANO Visconte di S. Antonino nel Vescovado di Caorsa, detto Raimon Jordan, e Jorda, Vescoms de Sant Antonin. Canzoni, ed altre diverse Rime. MSS. Vatic.
* MAESTRO RAIMONDO LULLIO Majorchino, ma originario da Barzellona, detto Mestre Ramon Lul, o Lull, o Llull. Alcuni suoi versi inseriti nel primo Tomo delle sue Opere ristampate novellamente in Magonza, compilate insieme con altre del medesimo Autore non più date alla luce, dal letteratissimo, ed infaticabile Dottor Ivo Salzinger Consegliere del Serenissimo Elettor Palatino. Oltre alle sue Opere in Latino nelle quali mirabilmente tratta di tutte l' arti, facoltà, e scienze, ne scrisse anche molte in Provenzale, o Catalano, in Prosa, e in verso. Nacque egli circa l' anno 1235., e morì nel 1315. L' Abate Sala nel §. XV. della Proclamazion Cattolica, titolato: Son los Catalanes intelligentes, lasciò scritto di questo celebratissimo Maestro, e Trovatore il seguente encomio. Finalmente, quando se perdieran todas las sciencias, artes, y facultades, se restaurarian con aquellos tres famosos Filosofos Catalanes, Juan de Rupecisa, Arnaldo de Vilanova, y Raymundo Lulio, Senescal del Rey Don Jayme en Mallorca; venerado por siervo de Dios, que fuè apedreado, y hechado en un pozo, por la predicacion de la Fe. De su dotrina dizen los Rabinos, que es la misma que Dios infundiò a Salomon; porque con ella tuvo noticia de todas las cosas: Està aprovada con sentencias Apostolicas, y Reales, como consta del archivo real de Barcelona, y Mallorca: Aprovaronla, y admiraronla los Parisienses. Del restante veggasi il suddetto primo Tomo impresso in Magonza l' anno 1721.
RAIMONDO DI MIRAVALLE, detto Raimon de Miraval, Cavaliere di Carcassona, Signor della quarta parte del Castello di Miravalle. Canzoni, e un Serventese a Ugo di Mataplana Baron Catalano; e una Tenzone con Bertrando d' Alamanone il primiero di questo nome. MSS. della Libreria Vaticana. Nella Tenzone, che si legge nel Cod. 3204., si disputa, quale delle due Nazioni sia più eccellente, e in pregio: o la Provenzale, cioè quella della lingua d' Oc, come la Catalana, la Limosina, la Guascona, l' Alvernese ec. o la Lombarda, cioè la Italiana. E Ramondo mantiene con forti motivi le parti della Nazione Provenzale, particolarmente per abbondare questa, di bravi, e famosi Poeti, o, come dice, di
--- Trobadors prezanz,
Que sabon ben far vers, e canz
Tenzons, Serventès, e Descortz,
--- Trovatori pregiosi (di pregio, pregiati)
Che sanno ben far versi, e Canti, Tenzoni, Serventesi, e Canzoni con
diverse ariette,
il che non si vedeva nella Lombardia; e per regnare nel Paese de' Provenzali, e cortesia, e larghezza con doni, presenti, e conviti, il che non era già così nelle contrade d' Italia, imperocchè in Italia, o come egli dice, e si diceva allora dagli Oltramontani
En (a) Lombardia, podetz ben, siu's platz
Morir de fam si deners no portatz:
In Lombardia potete ben, se vi piace,
Morir di fame se non portate denari.
Questa Tenzone fu rimessa alle Dame della Corte d' Amore di Pierafuoco, e di Signa per averne la diffinizione; per arresto delle quali fu attribuita la gloria all' inclita Nazione Provenzale, come a quella che otteneva il principal luogo tra tutte le lingue volgari, siccome attestano i compilatori delle Vite de' Poeti Provenzali. Della suddetta Corte d' Amore parleremo nel terzo Volume alla voce Tenzone.
(a) Gl' Italiani erano dagli Oltramontani, chiamati comunemente Lombardi; benchè Lombardi sieno propriamente gli abitatori della Gallia Cisalpina, da che questa Provincia di Lombardia fu occupata da quei popoli della Germania, che vi fondarono il noto Reame detto de' Longobardi, nome derivato dal Tedesco langer-bart, pronunz. langher-bart, che significa: lunga barba (l' abito de' primi Longobardi, che vennero in Italia, si era, che avevano raso il capo con lunga barba, come asserisce tra gli altri Storici, Gio. Vill. lib. 2. cap. 7.) Onde il Boccaccio nella Nov. di Ser Ciapperello da Prato: I due fratelli ec. se n' andarono ad una religione di frati, e domandarono alcuno santo, e savio uomo, che udisse la confessione d' un Lombardo.
* RAIMONDO MONTANER Gentiluomo Catalano. Un Poema col titolo di Sermone, intorno alla spedizione per la conquista del Regno di Sardigna, e di Corsica, fatta da Jacopo I. Re d' Aragona. Inferito dal medesimo Poeta nel capitolo 272. della sua Cronica stampata in Barzellona l' anno 1562., esistente nella Libreria Casanattense, e in quella della Sapienza di Roma. Nacque egli nella Terra di Peralada della Diocesi di Girona nell' anno 1265., e della sua autorità si prevagliono molti scrittori Franzesi.
RAIMONDO DI SALA Borgese di Marsiglia. Canzoni, MSS., parte nel Cod. 3204. della Vaticana, ove è appellato Raimon de Salas; e parte nel Cod. in foglio delle Rime Provenzali della Laurenziana nel quale è chiamato Raymon de la Sala.
RAIMONDO STATA, detto Raimon Estata. Una Canzone nel Cod. Vat. 3205.
* RAIMONDO DELLA TORRE, O DI TORRE Marsigliese, detto Raymon de Tors de Marselha. Serventesi; e un Canto in lode della Città di Firenze. MSS. della Vaticana nel suddetto Cod. 3205.
RAMBALDO DI BELIOCCO, O DI BELGIUOCO, detto Rambaut de bel ioc. (N. E. Belloch, Belloc; bello loco) Una Canzone nel Cod. Vat. 3204.
RAMBALDO D' ORANGES Gentiluomo d' Oranges, Signore di Cortesone, e di altri Castelli. Canzoni, e Serventesi. MSS. Vatic.
RAMBALDO DI VACHERA Cavaliere di Provenza. Varie Canzoni, e tra l' altre alcune in lode di Beatrice sorella di Bonifazio Marchese di Monferrato, moglie di Errico del Carretto. E Serventesi, e Tenzoni. MSS. della Libreria Vaticana.
* RECULAIRE. Una Tenzone, che si legge nel Cod. Vat. 3204. a car. 144. sotto i nomi di Nuguet & enreculaire, cioè di Don Ughetto, e di Don Reculaire. Questa voce Reculaire significa: Che rincula, rinculatore; ma quì credo che stia per soprannome, o terzo nome. Nuguet, è Don Ugo di Mataplana Barone Catalano, di cui parleremo appresso.
RICCARDO DI NOVES, ovvero di Nuova Cavalier Provenzale natio del Luogo di Noves in Provenza. Canzoni, e Pastorali, ed altre Rime. MSS. della Vaticana. Il Nostradama appella costui Ricard de Noves. Ne' Codici Vaticani è mentovato sempre col nome enigmatico di Ricas Novas, cioè ricche nuove.
RICCARDO RE D' INGHILTERRA. Alcune Rime, in parte presso il Nostradama nelle Vite de' Poeti Provenzali; e in parte appo il Redi nelle sue Annotaz. Al Ditirambo; e in parte appresso il Tassoni nelle Consideraz. Petrarc. E una Serventese nel Cod. Vatic. 3204. benchè sia scorretta oltremodo, e malamente infranzesita.
RICCARDO DEL FOSSATO, detto Ricart del Fossat. Serventesi. MS. Vatic.
RINFORZATO DI FOLCACHIERO, detto Reforsat de Folcaquier. Serventesi. MS. Vatic.
S.
SAGLIO DI SCUOLA, detto Saill de Scola natio di Bargiaracco ricco Borgo di Perigordo. Canzoni. MS. Vaticano.
SALVARICO DI MALLEONE ricco Barone del Poetù, Signore di Malleone, e di altri molti Castelli. Tenzoni. MS. Vaticano.
SIMONE DORIA Gentiluomo Genovese. Due Tenzoni, l' una con Lanfranco Cicala, e l' altra con Jacopo Grillo. MS. della Libreria Vaticana nel Cod. 3208.
SORDELLO Mantovano. Canzoni; Tenzoni; Cobbole; e vari Serventesi, e tra gli altri uno, composto a guisa di Canto funebre sopra la morte di Blancasso, ove riprende tutti i Principi Cristiani. MSS. Vatican.
T.
TORCAFOLLE, detto Torcafols. Un Serventese. MS. Vatic. nel Codice 3204.
TRUCCO MALECCO, detto Truc Malec Cavaliere del Territorio di Caorsa. Un Serventese. MS. Vaticano. Fu coetaneo di Arnaldo Daniello.
*I SETTE TROVATORI DI TOLOSA, detti Li VII. Trobador de Tolosa.
Il Poema in forma di lettera circolare, o di cartello, che incomincia:
Als onorables, e als pros (prodi)
Senhors, Amics, e companhòs (compagnoni)
Als quals es donat lo sabers,
Don creis (onde cresce) als bos gaug,
(gaudio, gioja) e plazers,
Sens, (senno) e valors, e cortesia;
La sobregaia Companhia
Dels VII. Trobadors de Tolosa,
Salut, e mais vida joiosa:
col quale stabilirono nella Città di Tolosa sino dal 1323. la pubblica Accademia nominata del gai saber, o della gaja scienza, cioè della Poesia Provenzale. Stampato presso gli Annali di detta Città descritti dall' Avvocato Germano Lafaille, e cavato dal primo Registro dell' Archivio di essa Città; il qual Registro è legato a oro, colle coverte di velluto verde, ed incomincia nel suddetto anno colla fondazione, ed origine di essa Accademia. Ora, questi sette valentuomini, o, per usare la medesima frase del testo, questa insigne, e sovragaja Compagnia de i sette Trovatori di Tolosa, che seguitando l' orme, e l' antico costume degli altri Trovatori o Poeti, che erano stati prima, era solita di radunarsi la maggior parte delle Domeniche dell' anno in un giardino della medesima Città, dove recitavano i loro componimenti; volendo eglino viepiù innalzare, e promovere il loro lodevole istituto della gaja Scienza, risolvettero di far ogni anno nel primo dì del Mese di Maggio una pubblica Ragunanza; ed a questo fine spedirono l' accennata lettera in forma d' invito generale, e la tramisero per diverse contrade della lingua d' oc, invitando così i Poeti Provenzali, o della stessa lingua d' oc a voler concorrere al suddetto luogo nel giorno prefisso; e promisero di donare una certa gioja d' oro, cioè un fiore d' una violetta d' oro, a chi miglior componimento reciterebbe, o avrebbe fatto, per maggiormente animarli così a venire, colla speranza del premio. Ecco qui le stesse parole del testo, cioè del mentovato Registro:
Segon que dis lo Philosophs, tut li home del Mon desiron haver sciensa, de la qual nays sabers, de saber conoyssensa, de conoyssensa sens, de sen be far, de be far valors, de valor lauzors, de lauzor honors, d' honor pretz, de pretz plazers, e de plazer gaug, e alegriers. §. E car segon que dits Catos, e certa experiensa ho mostra, tots homs ab gaug, ed alegrier, quan locs, e tems ho requier, porta miels, e suefri tota maniera de trabalh, ços assaber (cioè a dire) las miserias, las angustias, e las tribulatios per las quals nos covè passar en la presen vida, e regularmen ab aytal gaug, e alegrier hom endevè miels en sos bos fayts, e sa vida melhura trop miels que ab tristicia. Qar aissi com gaug, e alegriers coforta l' cor, e noyris lo cors, conserva la vertut dels. V. sens corporals, e l' sen, l' entendemen, e la memoria: Ayssi ira, e tristicia cofon lo cor, gasta lo cors, e sega l' s ossos, e destrù las ditas vertùs. E quar a Deu nostre Sobirà Maestre, Senhor, e Creator platz, qu' om fassa lo sieu servezi ab gaug, ed ab alegrier de cor, segon que fa testimoni lo Psalmista, que dits: CANTATS, E ALEGRATS VOS EN DEU. §. Per ço en lo temps passat foron en la Reyal Noble Ciutat de Tolosa VII. valen, savi, subtil, e discret senhor, li qual agron (ebbero) bon desirier, e gran affectiò de trobar aquesta nobla, excellen, meravilhosa, e vertuosa Donna Sciensa, per que lor dès, e lor aministrès lo gay saber de dictar, per saber far bos dictats en Romans ab los quals poguesson dire, e recitar bos mots, e notables, per dar bonas doctrinas, e bos ensenhamens, a lauzor, e honor de Deu nostre Senhor, e de la sua gloriosa Mayre, e de tots los Sans de Paradis; e a destructiò dels ignorans, e no sabens; e refrenamen dels fols, e nescis amadors, e per vivre (viure) e ab gaug, e ab alegrier dessus dit, e per fugir ad ira, e tristicia enemigas del gay saber. §. E finalment li dit Senhor per miels (meglio) atrobar aquesta vertuosa Dona Sciensa, lor gran desirier, e lor bona affectiò mezeron ad excoutiò (executiò); e tramezeron lor letra per diversas partidas de la Lenga d' Oc, a fi que li subtil Dictador, e Trobador vengueson al jorn a lor assignat, per ço que l' dig (i detti) VII. Senhor poguesson vezer, & auzir (vedere, ed udire) lor saber, lor subtilitad, e lors bonas opiniòs, e que apenre (apparare) poguès lo us ab l' autre, e la dita nobla, poderosa, e vertuosa Dona trobar. E per que miels venguesson promezeron donar certa joya de fin aur, aissi com miels es contengut en la dita letra, la tenor de la qual es aquesta:
Als honorables, e als pros
Senhors Amics e Companhos ec.
La sobregaya Companhia
Dels VII. Trobadors de Tolosa
Salut, e mais vida joiosa ec.
Per que, Nos set, seguèn lo cors
Dels Trobadors, que son passat,
Havem a nostra voluntat
Un loc meravilhòs, e bel,
On son retrayt (dimostrati, ritratti)
mant (manti, molti) dit novel
El' s pus dels Dimenges del an;
E no y suffrèm re malestan,
Qu' ensenhàn l' us, l' autre repren,
E l' torna de son falhimen
Assi que rasòs pot suffrir.
E per mais, e miels enantir (innalzare, sublimare)
Lo saber, qu' es tan rics, e cars,
Famvos saber, que tots affars,
E tot negocis delaissatz,
El dit loc serem, si Deu platz,
Lo premier jorn del mes de May;
E seremne miltans (milletanti; siccome duetanti, e simili) plus gay
Siu's hi vesem en aquel jorn,
Qu' a Nos no cal d' altre sejorn,
Mas que d' esalzar lo Saber.
E per tal que meillor s' esmer
Cascùs en far obra plazen,
Dizem, que per dret jutjamen (giuggiamento, giudizio)
A cel que la farà plus neta
Donarèm una violeta
De fin aur en senhal d' onor,
No regardàn pretz, ni valor,
Estamen, ni conditiò
De senhor, ni de companhò,
Mas sol maniera de trobar.
E adoncx auzirets cantar,
E legir de nostres dictats;
E si y vezets dits mal pausats,
O tal re, que ben non estia,
Vos los tornerets dreta via.
Mas ben crezatz (crediate) que sostendrem
Zo qu' aurem fait, en disputàn;
Car respondèn, e allegàn
Es conogut d' ome que sap
Quant gent (gentilmente) razona, e tray a cap
Zo qu' us autres (un altro, altri) li contraditz ec.
Per queu's pregam, eu's requirem (N. E. requerim),
Qu' el dit jorn, qu' assignat havem,
Vos vejam say (qua, in questo luogo) tan gent garnits
De plazens sos (suoni; canti) e de bels dits,
Que l' segles ne sia pus gays (piú gajo, più allegro)
Tant, que Jocglar (i Giullari, Musici, Poeti) ne valhan mays (sieno più pregiati)
E torne valors en vertut:
E Deus d' Amor, que vos ajut.
Donadas foron el vergier (nel verziere)
Del dit loc al pe dun laurier (a piè d' un alloro)
El barri (nel quartiere) de las Augustinas
De Tholosa nostras vezinas,
Dimars (car nos' poc far enans)
A prop la festa de Totsans
En l' an de l' Encarnaciò
De Christ nostra redemptiò
M. e CCC. E XX. e tres.
E per que no duptessets ges,
Que no (a) tenguessen (attenessimo) convenens, (convenente, promessa, patto)
Havem nostre sagel (suggello) pausat
En testimoni de vertat.
(a) Tenguessen. Lo stesso, che tenguessem: vezzo di quei tempi; onde in bocca di tutto il popolo di Firenze, noi parliano, noi veggiano, e simili, per parliamo ec.
Ed in fatti nel primo di Maggio dell' anno 1324., che fu il giorno assegnato, concorse nel mentovato Giardino una gran turba di Poeti da diverse contrade della nostra Lingua d' oc, co i loro componimenti, e dettati; ed ivi in presenza del Magistrato, e di tutta la nobiltà fu fatta l' Accademia; e il fiore della violetta d' oro fu aggiudicato a Maestro Arnaldo Vitale da Castelnuovo d' Arri, il quale, nel medesimo anno, fu fatto Dottore nella gaja Scienza, per ragione d' una novella Canzone, che compose in lode di nostra Signora. E poi il Magistrato suddetto, o vero gl' illustrissimi Signori di Capitolo, che così, cioè col nome, o titolo di Capitols sono appellati da' Tolosani i loro Consoli, o Conservadori; ordinarono, che per l' avvenire il costo della gioja della violetta d' oro si pagasse dagli emolumenti della Città; siccome l' una cosa, e l' altra si vede registrata nel citato Libro dell' Archivio Tolosano, co i nomi, e cognomi di essi VII. famosissimi Trovatori, in questa guisa:
Al qual jorn assignat vengron de diversas partidas mant Trobador ab lors dictats, en lo dit loc, on foron receubut molt honorablamen per los dits VII. Senhors, ço es assaber, Bernat de Pansac, Donzel; Guilhem de Lobra, Borguès; Berenguer de Sant Plancat; Peyre de Mejanaserra, Cambiayres; Guilhem de Gontaut; Peyre Camo, Mercadiers; e Mestre Bernat Oth, Notari de la Cort del Veguer de Tholosa: presens los honorables Senhors de Capitol de Tholosa, del an M. CCC.
XXIIII. sos assaber, Mossen Francesc Barrau, Azemar d' Agremon, Arnaut de Castelnou, Bertran de Morlas, Cavaliers; Guilhem Pageza Donzel, Mancip Mauran Senhor de Montrabe, ab los autres Senhors de Capitol lors companhos, e ab gran re dautres bos homes, sos assaber, Mossen Guilhem Pons de Morlas, Pey Ramon de Castelnou, Ramonat de Tholosa Senhor de Quint, Cavaliers; Pons de Garrigas, Bernat Barrau de Marvilar, Mauran de Pompinha, Enpey de Rinhac Borguezos de Tholosa: e gran re d' autres bos homes, Doctors, Licenciats, Borguesos, Mercadiers, e molts autres Ciutadas de Tholoza.
§. Si que lo premier jorn de May, li dit VII. Senhor receuberon los Dictats, de mayti, e de vespre; e lendamà, auzida lor Messa, ilh s' ajusteron (eglino si radunarono) per vezer los Dictats, e per elegir lo mays net, (il più forbito, il più bello) E l' altre jorn après, ço fo lo ters jorn de May festa de Santa Crotz, jutjaren (giuggiarono, giudicarono) en public, e donaren la joya de la violeta a Mestre Arnaut Vidal de Castelnou-darri, lo qual aquel meteys an de fag (di fatto) crearon Doctor en la gaya Scienza, per una novela Cansò, que hac fayta (che ebbe fatta, cioè, che fece) de nostra Dona. §. Et adoncx li dit Senhor de Capitol, hagut cosselh (N. E. conselh, consell) ab los dits Senhors, & alcus autres, ordenaren, que la dita joya d' aqui avan se paguès del emolument de la Ciutat.
Di poi, cioè nell' anno 1355. i Consoli della Città deliberarono, che fossero fatte certe Leggi, e regole pel buon governo, ed accrescimento della già stabilita Accademia; e ne fu data la commissione a Guglielmo Molinieri Segretario della medesima Radunanza, il quale le fece, e le compilò, col consiglio, e parere di Messer Bartolommeo Marco Dottor di Legge, siccome si vedono registrate nel citato Libro Tolosano, con questo titolo: Ordenanzas dels VII. Senhors Mantenedors del gai saber, cioè: Ordinanze de i sette Signori Mantenitori del gajo savere; i quali Mantenitori, o Protettori, vollero, che fossero appellate Leys d' Amors, Leggi d' Amori; come si rende più manifesto dalla seguente particella del Proemio delle medesime Leggi, dove si rinvergano i nomi, e cognomi di essi VII. Mantenitori, non men famosi da i sette mentovati fondatori del 1323. Car li dit VII. Senhor (intendono de i suddetti del 23.) jutjavan sés (e con virgulilla: sens) ley, e ses reglas, que no havian; e tot jorn reprendian, e pauc ensenhavan: Per so li dit Senhor de Capitol ordenaron, que hom fes certas reglas a las quals haguesson recors, e avisamen en lor jutjamen. Et adoncx comezeron de bocca a Mestre Guilhem Molinier savi en dret, qu' el fes, e compilès las ditas reglas ab conselh del honorable, e Reveren Senhor Mossen Bartolomeu Marc Doctor en Leys; e si cazian en alguns doptes, que aquels reportesson al Conselh de lor gay Consistori: E en ayssi foc fait. E quant las ditas reglas foron faitas en partida, li Senhor VII. Mantenedor del gay Saber volgron, que fossan appelladas LEYS D' AMORS, en las quals far convenc metre gran trabalh, e gran estudi.
S. E per so que las ditas Leys fosson per certas rubricas ordenadas, e corregidas, e per certs libres divizidas, car a penas obra novela se pot far al comensamen ayssi del tot complida, que no sia deffectiva d' alcuna causa (cosa) e no haja mestiers d' alcuna reparaciò; & ayssò trobam per aquels, que premieramen feron Leys, e Decretals: Per amor d' ayssò los savis, e discrets Mantenedors del gay Saber del an M. CCC. LV., sos assaber Mossen Cavayer de Lunel Doctor en Leys, Mossen Bartolmeu Yzalguier Cavalier, Mossen Pey de la Selva Licenciat en Leys, Mestre Johan de Seyra Bachelier en Leys, e Germà de Goutaut Mercadier, ordenaron, que negus Dictats no fos sagelats, si doncx primieramen no era passats per lo dit Consistori, e senhatz per lo Cancelier ab soscriptiò del seu nom &c.
Nelle accennate Leggi fu, tra l' altre cose, ordinato, che oltre la gioja della violetta d' oro fossero distribuiti altri premi, cioè un fiore di Gelsomino di Catalogna (così s' appella in Roma la nostra Anglantina, Lat. Hispanicum Gesminum) d' argento fino; e un fiore di Gaggia pure d' argento: e che il fiore della Violetta d' oro fosse appellato il premio principale, e gli altri due d' argento, gli accessori, posciachè questi d' argento non per altro furono aggiunti, ed ordinati, che per onorare esso premio principale della Violetta, e per maggiormente solennizzare la festa; e acciocchè uno solo non avesse tutto l' applauso. La Violeta de fin aur (sono le medesime parole di questa Legge) es appellada principal en respect de las altras joyas, ço' s assaber Flor d' Anglantina, e Flor de Gaug de fin argen, las quals s' appellan accessorias, e aquestas hom dona per honrar la joya principal, e per solemnisar la festa, e que uns solament no aguès tota la honor de la festa. Finalmente, nell' atto, o vero nelle Lettere della pubblicazione delle medesime Leggi, e nel Processo, che per la formazione e matura discussione di esse ne fu compilato, detto de las flors del gay Saber, fu avvertito, e dichiarato, che la Violetta si donerebbe al più eccellente componitor di Canzoni nobili, o pure di Descorts, cioè di Canti con differenti suoni, e varie ariette. La Gaggia, a chi farebbe più bella Danza con gajo suono, cioè Canzone a ballo. E il Gelsomino, a chi faria il miglior Serventese, o pure la più bella Canzonetta pastorale. Ed in questa congiuntura fu fatto un nuovo suggello colla impronta d' una bella Donna con corona in capo, e un fiore di viola in mano, con atto che fa di darlo al suo Amante, che umilmente a' suoi piedi inchinato le presenta una Canzone; e colle parole attorno S. dels VII. Mantenedors de la Viuleta de Tholoza, siccome il tutto apparisce dalle medesime Lettere, che per maggior soddisfazione de' Lettori ho voluto in parte quì inserire, ed illustrare, del seguente tenore.
Als honrats, e de gran nobleza
Miralh (miraglio, specchio) e lum de gentileza &c.
Reys, Princeps, Ducx, Marques, e Comtes,
Dalfis, Admirals, e Viscomtes &c.
A tots aycels, que receubran
Las presens Letras, o veyran,
Mas que ab Nos sian liat (alleati, congiunti)
En la Fe de Cristianitat:
De part Nos VII. Mantenedors
Ab leyaltat del joy d' Amors,
Salut a trastots (a tutti quanti) per engal (ugualmente) &c.
Car Nos som adreits (avvisati, pronti) e devers (e in obbligo)
De publicar e luenh, e pres (e lungi, e presso)
Las Leys d' Amors, e l' bel Procès
Nomnat (nominato) Las Flors del gay Saber
Per aquel tostemps (tutto tempo, sempre) mantener,
E claramen donar entendre
A tots cels que voldran aprendre &c.
Fam vos saber generalmen,
E a cascu singularmen,
Que las Leys, e Flors sobreditas
Atrobarets (lo stesso che' l primitivo trobarets, troverete) vas Nos (verso noi, appo noi) escritas
Per legir tost (tosto, presto) e a delivre, (e consegnare, liverare)
Per traslatar, o far escriure,
O per aprendre la maniera,
E l' art de trobar (inventare, trovare) vertadiera
Als fis Amans graciosa:
Qar aqui la font abondosa
Ab viva votz (voce) plazen, e clara
Poyrets vezer aissi preonda (profonda)
Qu' es a paucs (piccoli) e a grans abonda (abbondante) &c.
Saber vos fam quom (ch' uom) vos conferma
La nobla festa, que fam say
En lo comensamen de May,
On donam per causa d' onor
Al plus excellen Dictador
Per Vers, o per Cansò mays neta,
De fin aur una Violeta,
E açò meteis per Descort.
E per mais creiser lo deport
D' aquesta festa, dam per Dança
Ab gai so per dar alegrança,
Una Flor de Gaug d' argen fi;
E per Sirventès altressì,
E Pastorelas, e Vergieras,
E altras d' aquestas manieras
A cel que la farà plus fina
Donam d' argen Flor d' Anglentina &c.
Ed ab aytant Deus vos ajut,
Eu's haja tostemps en sa gracia.
E qu' ayssò nov's (: nou's) semble fallacia,
Car lo sagel no es com sol,
Ans es mudats ab nostre vol; (volontà, volere)
E que la vertats nos' resconda:
Aquel es en forma redonda,
Un S. dins lo selcle (cerchio) redon
Vol dir Sagel, qui be l' expon;
E si legir après volets,
DELS VII. MANTENEDORS, havets,
DE LA VIULETA, dits encara,
A prop DE THOLOZA declara:
Ed en lo mieg (nel mezzo) es en figura
Dona de molt nobla natura,
Avinens (avvenente) e plazens, e bella;
E car leyaltats la capdela, (la guida, Castigl. acaudilla)
Et en tots sos faits es honesta,
Corona porta sus la testa,
De sobre grans (sovragrandi, soprammodo grandi) vertuts ornada,
Et es Amors intitulada;
Liberals es, e gazardona (guidardona)
Lo seu fis Aman, e li dona
Una Violeta d' aur fi,
Car ab cor humil, & acli (acchino, chino, inchinato)
Un Vers qu' el ha fait li presenta:
De pes (in piede) està la Dona genta (gente, gentile, graziosa)
Ab sobre gaya contenenza
Per far onor, e reverenza
Als fis Amans, & acullir,
E de sos joels far gauzir (giausire, cioè godere, usato dagli antichi Toscani)
Que fan Dictats bels, e subtils:
Ed es de seda verda l' fils
Del cordonet, que rieg, e guida
La cera de verdor garnida:
E veus (ed eccovi) del Sagel la divisa,
E car es mudada la guisa,
Per çò vos ho significam,
Et en penden vos sagelam
Las presents, del nostre Sagel
Novel.
A sert pausat al reversari
Del mes a mens per nom contrari,
Claramen podets haver l' an
Per Crots Marc Luc, e per Johan,
E un Vergier garnit de flors
Ab diversitat de colors,
E d' erbas moltas, vertuosas,
Gitans odors meravilhosas,
E de fruchiers (arbori fruttiferi) petits, e grans,
E d' arbres tot l' an verdejans,
On auzem (udiamo) diversos auzels
Cantar soven per los ramels, (ramella, ramicelli)
Ed aqui moltas acordanzas
Fam de Canzòs, Versos, e Danzas
Ab sos melodiòs, e prims (sottili)
Ab distinctiòs, & ab rims,
Sonans, consonans, leonismes (leonismi, cioè a guisa di versi Leonini, di cui V. Crescimben. Istor. Volgar. Poes.)
E no curam de lungs sofismes
En disputàn, mas d' argumens
Verays ab bels mots, e plazens;
Foron escritas, e dictadas
Las presens Letras, e donadas
En la Ciutat de gran nobleza,
De fizeltat, e leyaleza,
Ed abondàn, e graziosa
Tholoza.
Notisi, che co' quei quattro versi:
A sert pausat al reversari
Del mes a mens per nom contrari,
Claramen podets haver l' an
Per Crots, Marc, Luc, e per Joan; dinotano la data del giorno, mese,
ed anno; imperocchè sert (certo) posto, o scritto a rovescio, dice tres,
cioè tre: e mais, ch' è il contrario di mens, cioè meno, oltre il significato di Più, vale ancora il Mese di Maggio, avvegnachè in questo sentimento si trova sempre senza la s particolarmente, ne' casi obliqui, così: Mai, e May; che Maig. dichiamo comunemente oggidì noi Catalani. L' anno poi, chiaramente si raccoglie dal verso cronologico
Per Crots MarC, LVC, e per Ioan. Sicchè le suddette Lettere furono dittate in Tolosa nel solito Giardino della Radunanza, a' tre del Mese di Maggio dell' anno MCCCLVI.
Notisi in oltre, che la voce Amors
usata sovente per entro il testo, si debbe prendere nel sentimento, che la usò Messer Francesco da Barberino ne' suoi Documenti d' Amore, cioè nel significato d' Amor buono, padre delle virtù; e non già del reo, e disonesto, padre de' vizi; siccome si ricava da quel passo della spiegazione della 'mpresa del suggello:
E car leyaltats la capdela,
Et en tots sos faits es honesta,
Corona porta sus la testa,
De sobre grans vertuts ornada,
Et es Amors intitulada:
e meglio da quest' altro d' un Poema in lode della gaja Scienza fatto da' medesimi VII. Mantenitori, e inserito, tra gli altri, nel Processo delle stesse Leggi d' Amore:
Compàs de Rims la Gleysa no refusa
Car Nos ad huelh vezem, que d' aquels usa,
Himnes cantant, Antifonas, Versets,
Prosas, Respòs, Preces, e Repossets.
Saber dictar es doncx obra molt bona,
No l' ha quis vol, mas cel cui Deus lo dona;
Peccat deslih, e de far mal refrena;
Bonas vertuts, e doctrinas semena.
Lo gay Sabers nos' part de la companha
De fin' Amors, qu' es de vicis estranha;
Per que l' Portiers de hoy nomnat Menassa,
Que tè sul col ab doas mas una massa
Gardal' Palais el' noble Consistori
On dà cosselh Amors & ajutori
Als fis Amans, aquel gazardonàn,
E sos joels liberalmen donàn:
E dis tot jorn lo Portiers, e protesta,
Qu' el ferirà tot home sus la testa
De cel qu' intrar voldrà dedins la porta,
Si vas Amors dictat desonest porta.
cioè:
Santa Chiesa le Rime non risiuta,
Poichè ad occhio vediam, ch' Ella le usa,
Laude cantando, antifone, e versetti,
Prose, responsi, preci, e risponsetti.
Saver dittar è dunque opra assai buona,
E solo quegli il fa cui Dio lo dona;
Il peccato strugge, e il malfar raffrena,
E vertudi, e dottrine egli produce.
Sempre il gajo Saver va accompagnato
Dall' Amore più fino, ed innocente;
Onde il Portier d' oggidì detto Minaccia,
Che la mazza sul collo tien alzata,
Guarda il Palazzo, e 'l nobil Consistoro
Ove Amor dà conseglio, ed ajutorio
A' fini Amanti, quei guidardonando,
E suoi giojelli francamente dando;
E tutto dì il Portier, dice, e protesta,
Ch' ei ferirà qualunque sulla testa
Di quelli, che vorranno intrar di dentro,
Se portano dettati disonesti.
Del resto veggansi gli storici della suddetta Città di Tolosa, e di tutta la Provincia di Linguadoca, particolarmente il sopraccitato Germano Lafaille, e Guglielmo Catel, e il Casanuova.
V.
IL VESCOVO D' ALVERNIA. Una Cobbola, nel Cod. Vaticano 3207.
IL VESCOVO DI CHIARMONTE, detto lo Vesques de Clarmon. Un Serventese, nel detto Codice 3207.
UGO DELLA BACALARIA Limosino, detto Nuc de la Bacalaria. Canzoni, e Tenzoni. MSS. Vatic.
UGO BRUNETTO, detto Nug Brunets Gentiluomo di Rodes nel Territorio di Tolosa. Canzoni. MSS. Vatic.
UGO DI MATAPLANA, detto Nuc, e Nuguet de Mataplana Barone Catalano. Una Tenzone con un Poeta appellato col soprannome di Reculaire, cioè: Che rincula, rinculatore; MS. nel Cod. 3204. della Vaticana, ed in altri. E un Serventese a Ramondo di Miravalle, nel Cod. 3207. della medesima Vaticana. E Cobbole; Testo a penna della Libreria Laurenziana in uno de' Codici de' Poeti Provenzali esistenti al Banco 41. Notisi, che nove principali, ed antichissime Baronie, tra l' altre, vi sono in Catalogna; e questa, cioè di Mataplana è una di esse nove, di cui veggasi Pietro Tomic ne' capi 15., e 22. della sua Cronica. Il Miravalle, al quale il nostro Barone Mataplana scrisse il Serventese, visse lungo tempo, e morì l' anno 1218. E il Serventese incomincia:
Dun Serventes mes pres talens.
Qe rasons mo mostra emo di.
E quant er faitz tendral cami.
Tot dreit a Miraval correns.
An Raimon don ai pesanza.
Car fetz tan gran malestanza.
Contra dompnei &c.
D' un Serventese m' è preso talento,
Che ragion me lo mostra, e me lo dice,
E quando sia fatto farà 'l cammino
Tutto dritto correndo, a Miravalle,
A Don Raimon, del quale ho gran pesanza
Perchè fece sì grande malenanza
Contra il donneare &c.
UGO DI PENA, detto Ugo de Pena natio d' un Castello appellato Monmessat nella Diocesi d' Agenes sotto l' Arcivescovado di Bordeos, in Latino Aginnum. Una Canzone. MS. Vatic. Alcuni anno creduto, che costui fosse Genovese, prendendo la voce Agen, o Agenes per la Città di Genova, o pel Genovesato. Genova, si dice pure in Provenzale Genova, e Genoa, Franz. Genes. E Genovese, Genovès, e Genoès, Franz. Genois. Onde Alberto di Sisterone, Cod. Vat. 3205. a c. 80.
Bels companhos Deu salv la Genoesa
A cui ai tan lonc temps son amor qeza.
Bel compagnon, Dio salvi la Genovesa,
A cui ho sì lungo tempo suo amor chiesto.
La Gramatica Provenzale MS. di S. Lorenzo: E tuit li nom Provincial, que finissen in es, si cum Francès, Anglès, Genoès, Polhès &c.
UGO DI S. SIRO, detto Nucs de S. Circ nativo d' un Borgo appellato Tegra nel Viscontado di Caorsa. Canzoni, Cobbole, Tenzoni, e un Serventese. MSS. Vatic.
IL VISCONTE DI BERGA. V. Guglielmo di Berghedano.
IL VISCONTE DI S. ANTONINO. V. Raimondo Giordano.
(tavola-dell-abbreviature)
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